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MERCOGLIANO- «Figlio di…! Lo uccido a questo…». E’ il 21 marzo 2018 quando i Carabinieri captano questa ambientale all’interno dell’abitazione di Pasquale Galdieri, o milord, il presunto capo del Nuovo Clan Partenio ce l’ha con un magistrato, il Procuratore Aggiunto della Repubblica di Avellino Vincenzo D’Onofrio. Una conclusione a cui i militari del Reparto Investigativo agli ordini del capitano Quintino Russo giungono ascoltando anche quello che avrebbe praticamente scatenato l’irata minaccia di Galdieri, più che altro un segno del livore verso il magistrato che dalla Procura di Avellino aveva già coordinato almeno due inchieste che avevano portato a colpire il gruppo di Mercogliano. Una delle quali tra l’altro aveva portato anche all’arresto del fratello di Pasquale Galdieri, Nicola, per un tentativo di estorsione ai danni di una scuola di Monteforte e successivamente, sempre su atti trasmessi dallo stesso magistrato avellinese la Direzione Distrettuale Antimafia aveva aperto un altra inchiesta per una vicenda che vedeva sempre protagonista lo stesso Galdieri durante una serata in un locale dell’hinterland. Insomma, a far comprendere gli inquirenti che si trattasse proprio di Vincenzo D’Onofrio era stato il fatto che al momento in cui Galdieri aveva proferito queste parole si trovava all’interno della sua abitazione a seguire un tg locale. E appare una notizia relativa ad un’indagine del 2016 coordinata proprio dal magistrato in servizio a Piazzale De Marsico. Galdieri non è solo in casa. La persona che si trova con lui, dimostrando che non si trattasse della prima volta che si parlava del magistrato, gli dice: «quel pm…». E lui risponde con la minaccia di morte verso lo stesso D’Onofrio. Per cui è molto probabile che agli atti dell’indagine, tra le decine di trascrizioni che riguardano l’inchiesta sul Nuovo clan Partenio possa esserci qualche riferimento ulteriore allo stesso numero due della Procura guidata da Rosario Cantelmo. Intanto questa intercettazione, inserita dal Gip del Tribunale di Napoli Fabrizio Finamore e ripresa ieri dai colleghi del Ciriaco, dimostrerebbe anche la pericolosità dello stesso Galdieri. Tra l’altro nella misura cautelare ci sono anche altri discorsi relativi sempre alle vicende giudiziarie che sono state oggetto delle indagini della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli prima che si giungesse al blitz di una settimana fa. In particolare quella captata sempte all’interno della sua abitazione, quando parlando con un suo familiare si preoccupava delle indagini dei Carabinieri relative all’arresto di Elpidio Galluccio e Diego Bocciero, conoscendo, solo un giorno dopo quello che era avvenuto tutti i particolari e preoccupandosi nello specifico della convocazione dei nominativi inseriti sulla lista che era stata scoperta nella perquisizione che proprio i militari del Nucleo Investigativo dell’Arma avevano eseguito all’interno del garage, finito una settimana fa sotto sequestro. Una lista di nomi da cui effettivamente poi i Carabinieri agli ordini del capitano Quintino Russo hanno fatto luce sul giro di usura che era stato organizzato e che rappresentava una sorta di core business del Nuovo Clan Partenio.
Grazie al lavoro di incrocio di dati dei cellulari degli indagati, i Carabinieri sarebbero anche riusciti a ricostruire un summit, avvenuto qualche mese dopo la registrazione in questione, tra lo stesso Pasquale Galdieri, che aveva un permesso di due ore dagli arresti domiciliari a cui era sottoposto e altri due esponenti ritenuti al vertice del gruppo. Uno non raggiunto dalla misura cautelare, anche perchè era stato detenuto nel periodo in questione e l’altro è Carlo Delllo Russo, Carletto, che secondo le indagini era una sorta di braccio destro dello stesso Galdieri. Infatti il 13 novembre 2017, quando il Tribunale di Potenza decide la scarcerazione di Galdieri che torna nella sua Mercogliano, in regime di arresti domiciliari, dopo un anno e mezzo di detenzione si registra una certa “fibrillazione” all’interno del gruppo. «E’ finita a zizzinella» dice al telefono una donna rferendosi al ritorno di Galdieri che avrebbe preso in mano le redini della situazione fino a quel momento, e solo momentaneamente, tenute dal fratello Nicola con l’ausilio operativo, questa la ricostruzione accusatoria, del fido Carlo Dello Russo.

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