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MONTELLA- L’assedio al trentaduenne barricato da quarantotto ore in casa si è chiuso nella mattinata di ieri, quando i Carabinieri di Montella con l’aiuto di due squadre dell’Aliquota di Primo Intervento del Comando Provinciale di Salerno e di due Squadre Operative di Supporto del 10° Reggimento Carabinieri Campania, hanno immobilizzato e messo in sicurezza il trentaduenne, che si era in quel momento arroccato sul tetto di un annesso alla sua abitazione e poco prima aveva anche mostrato un’arma rudimentale che stava costruendo.

C’è voluto un lavoro di avvicinamento particolare, quello studiato nelle quarantotto ore dai militari dell’Arma, per rompere il «fortino» che il trentaduenne boscaiolo si era costruito tra la sua abitazione e le aree vicine. E l’ultimo assalto è costato anche il ferimento di due militari. Il trentenne ha infatti tentato di evitare di essere immobilizzato scagliando contro di loro tutto quello che era in quel momento nella sua disponibilità.

Anche una pietra di cinque chili, che solo per la prontezza dei reparti speciali intervenuti non ha creato danni più gravi. Il bilancio è stato di tre militari feriti e soccorsi in ospedale a Sant’Angelo dei Lombardi. Uno alla testa, ha avuto la peggio, gli altri due alla schiena e ad un ginocchio. Alla fine l’uomo è stato tratto in arresto per tentato omicidio e per violenza e resistenza nei confronti dei militari. L’uomo, che nelle prossime ore dovrà comparire davanti al Gip, si era chiuso in casa mercoledì mattina, dopo un diverbio in strada con alcuni suoi congiunti, rifiutando il trattamento sanitario obbligatorio disposto dal Sindaco.

La svolta è arrivata dopo lunghissime ore di dialogo e mediazione portati avanti con pazienza e professionalità dal militare negoziatore del Comando Provinciale di Avellino allo scopo di calmare l’esagitato e predisporre le migliori condizioni per un intervento risolutivo, quello arrivato nella mattinata di ieri. Un’operazione che si è chiusa con il minimo rischio.

All’interno dell’abitazione sono stati rinvenute una serie di armi improprie, oltre alle due motosega che ha brandito l’uomo per evitare che entrassero militari e operatori sanitari e anche una sorta di fucile rudimentale che si stava costruendo. Non era offensivo, ma proprio questa circostanza, anche perché non era nota l’operatività o meno dell’arma, ha determinato il blitz dei militari. A raccontare delle quarantotto ore di alta tensione a Montella è stato il comandante provinciale dei Carabinieri di Avellino Luigi Bramati, che ha messo in evidenza proprio il lavoro per ottenere un risultato efficace con il minimo rischio: «Sono stati giorni difficili, determinati dalla delicatezza dell’intervento che siano stati chiamati a porre in essere. Interventi di questo tipo sono delicati, come dicevo poc’anzi. C’è la necessità di bilanciare costantemente la pericolosità determinata dal soggetto stesso con il rischio determinato dal nostro intervento.

Questo bilanciamento è dunque costante e va calibrato di momento in momento, anche sulla base delle condizioni psicofisiche del soggetto, che rende difficile trovare il momento di intervenire con la massima efficacia ed il minimo rischio per gli operatori ma anche per la persona che si deve mettere in sicurezza ». E ha aggiunto: «La trattativa è stata difficile date anche le condizioni della persona che era veramente spaventata ed intrappolata e non riusciva ad intavolare una vera e propria trattativa.

Le fasi di avvicinamento, quelle che hanno portato all’epilogo di oggi, hanno avuto il picco nella giornata di ieri, quando è stata staccata la corrente elettrica e anche l’erogazione di acqua. Questo ha determinato una reazione che ci ha anche consentito di ricalibrare il nostro strumento in base al rischio che il nostro intervento avrebbe determinato. All’interno dell’abitazione c’erano armi improprie e aveva mostrato anche questo fucile artigianale che abbiamo rilevato dopo non fosse operativo ma che ha fatto elevare il livello di tensione»

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