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AVELLINO- Ventiduemila euro nascosti in due pacchi di pasta all’interno di una busta per la spesa. E’ così che il venti febbraio scorso il padre di un candidato a vincere il concorso come allievo nei Carabinieri (superato ndr) avrebbe saldato il suo debito con la cricca che prometteva di poter superare i concorsi in Polizia Penitenziaria, Esercito e Carabinieri dietro il pagamento di somme che variavano tra i dieci e i ventimila euro. Lo racconta uno dei principali indagati alla moglie non sapendo di essere captato anche in ambientale: «Ha detto Erri qua sta la pasta..ho detto ma come la pasta..ha detto senti ti ho preso un pò di pasta, magari l’assaggi anche tu. «Io avevo capito, no». E poi continua: «Li voleva contare…gli ho detto no, non esiste proprio. Ha detto Erri ci sono due pacchi di pasta pure per te».

E’ una delle intercettazioni chiave della Concorsopoli sgominata da un’indagine della Procura della Repubblica di Napoli e coordinata dal pm Maria Di Mauro e condotta dagli uomini del Nic della Polizia Penitenziaria , perchè i due personaggi chiave erano appartenenti al Corpo. Si tratta di Errico Spena e Maurizio Russo, due appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria in servizio all’interno del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, già in detenuti per analoghi fatti. Ieri mattina sono stati raggiunti da una nuova misura cautelare in carcere, quella firmata dal Gip del Tribunale di Napoli Federica Colucci nei confronti di quattordici dei diciannove indagati per una serie di episodi corruttivi svelati dalle intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria tra fine 2020 e maggio 2021, quando era scattato il blitz e le perquisizioni a carico degli indagati.Oltre che Spena e Russo anche Aniello Aversano (assistente capo Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere), Gennaro Fatone(vigile urbano a Caivano, nel Napoletano), Giorgio Spina (caporal maggiore dell’Esercito in servizio presso la caserma di Maddaloni, nel Casertano).

Tutti risultano avere svolto la funzione di intermediari dei rapporti corruttivi finalizzati all’indebito superamento delle prove concorsuali. Nei riguardi di questi ultimi è stata adottata, in conformità alla richiesta dell’Ufficio, la misura cautelare degli arresti domiciliari. Le indagini avevano avuto una svolta già il 22 maggio scorso a Monteforte Irpino, quando nella sede del sindacato guidato da Maurizio Russo, tre persone del Baianese erano state bloccate mentre consegnavano una somma di ottomila euro per poter superare il concorso nella Penitenziaria. E già in quella occasione era scattato l’arresto per Russo e Spena, misura confermata dal Riesame. Spena è stato sospeso dal servizio, quello di Sovrintendente della Polizia Penitenziaria presso l’Ufficio Sicurezza e delle Traduzioni di Palazzo di Giiustizia a Napoli, Russo si è proprio dimesso. Ma neanche questa circostanza gli ha risparmiato la custodia cautelare in carcere.

Il Gip ha ritenuto che «la capacità degli indagati di incidere sui risultati concorsuali non è legata all’incarico degli stessi svolto all’interno della Polizia Penitenziaria, quanto piuttosto alla rete dei rapporti di fatto intessuti negli anni con soggetti conniventi o collusi presenti nell’ufficio Concorsi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria». Per il Gip Le intercettazioni (attraverso virus- spia), secondo gli inquirenti e anche secondo il giudice, sono emblematiche circa la «non occasionalità » delle condotte illecite riscontrate. Conversazioni «criptiche» in cui, per esempio una bottiglia di vino corrispondeva a mille euro.

Nell’ordinanza il giudice è lapidario nel stigmatizzare il comportamento dei rappresentanti delle forze dell’ordine corrotti ma anche quello dei “beneficiari» dei favori che, sottolinea, hanno sostenuto le prove nella piena consapevolezza «di non avere i requisiti fisici per il superamento delle selezioni”; ciononostante, «non hanno esitato a ricorrere alla corruzione per aggirare l’ostacolo». Quanto a coloro che hanno superato i test, evidenzia ancora il gip, «appare del tutto verosimile aspettarsi che esercitino la funzione pubblica con le medesime modalità con cui l’hanno ottenuta ».

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