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CAPOSELE (AV) – A quanto ammonta un danno ambientale, ma anche psicologico, sociale, quanto serve per poter risarcire una popolazione che per sei-sette anni ha subito il passaggio di 120 camion al giorno, anche nei giorni festivi, sulla strada provinciale, l’unica, che collega il centro con Materdomini, e per realizzare la galleria Pavoncelli bis, opera strategica nazionale? Senza tralasciare l’impatto acustico della centrale idroelettrica a 50 metri dal centro urbano. E chi dovrà intervenire sulla salute del fiume, che intanto ha subito una serie di aggressioni? Alla fine chi dovrebbe occuparsi di questi aspetti? Il sindaco di Caposele, Lorenzo Melillo, non è solito mandarle a dire, le cose. Anzi. Quando parla di questi argomenti, scarica anche tutto il suo disappunto, per come è stato trattato questo territorio, per come è stata oltraggiata la comunità, per come è stato violentato l’ambiente, e tutto nel contesto urbano di un paese che dà acqua alla Puglia ma che in cambio conta danni su tutti i fronti.


Per questo Melillo ha aperto un confronto con i vertici del Provveditorato alle opere pubbliche: intende sapere come e quando Caposele potrà essere risarcita di tutti i danni. «Mi dicono, chi vi ha preceduto non ha fatto alcuna richiesta, nessuno prima di voi lo ha fatto – spiega il sindaco – io dico il problema c’è, e va affrontato, qualcuno se ne dovrà fare carico. Il Provveditore ci ha dato ragione, perché ereditiamo un disastro». Una battaglia, questa, che non nasce oggi, ha un precedente, l’avviso ad opponendum all’ex commissario Sabatelli, appena insediata l’amministrazione Melillo, e al ministero delle Infrastrutture. Il Comune di Caposele ha presentato, attraverso una relazione dell’ufficio tecnico, una stima di oltre cinque milioni di euro di danni alle strade, relazione che è oggi sulla scrivania del nuovo Provveditore. «Le nostre strade hanno subito un passaggio incredibile di mezzi, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, arterie non costruite per reggere questo carico – incalza il sindaco – E mi chiedo come potevano mai reggere, per sei anni. Naturale che il risultato fosse di distruzione totale. Qualcuno dovrà prendersi a cuore la questione e risolverla. Stiamo parlando di danni morali e materiali ingenti».


I cambiamenti che ha subito il territorio non finiscono qui. Altro danno, il capannone di 12 metri realizzato sopra il campanile delle sorgenti. «E’ un pugno nell’occhio, per tutta la vita rimarrà questo regalo, un capannone per la copertura di un pozzo che serve per ispezionare la galleria, e dove si va ogni dieci anni. Hanno devastato la parte più bella de paese, dove ci sono le cantine a dieci gradi di temperatura, attraversate dalla sorgente, dietro alla parete si sente l’acqua scorrere, è ultimo tratto prima di raccogliere l’acqua nella sorgente della sanità.


Il Comune pretende il minimo sindacale, non si può lasciare senza risposte un disastro del genere. Stiamo parlando di un’opera di strategia nazionale realizzata con i fondi Cipe, nell’interesse della Puglia e dell’Aqp, che dovrà trasferire in quella regione le acque, e qualcuno dovrà farsene carico. Diamo da bere agli assetati, nel principio della soldiarietà,ma se ciò deve significare la perdita di risorse con tutti i danni al seguito, credo che non sia sopportabile. Caposele è pronta anche a fare la guerra, se sarà necessario. E’ vergognoso. Non possiamo più accettare questo affronto, veder deturpato il territorio tra i più belli d’Irpinia, assistere a questa invasione, aver visto morire il fiume giorno per giorno con fenomeni di acqua bianca. Questo sindaco si aspetta risposte serie da uno Stato serio, e che problemi come questi vengano affrontati e risolti».

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