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Avellino – Tutti sanno, nonostante le carte mancano, ma nessuno fa nulla. E’ vero che c’è l’impasse amministrativa e che uno dei problemi è convocare l’assemblea dei soci dell’azienda consortile speciale A04. Ma manca la documentazione per farlo. Non ci sono le carte per la proposta di deliberazione per la nomina del componete del Cda mancante dopo il commissariamento del Comune di Pratola.

Manca la documentazione per formulare una proposta di deliberazione per il piano-programma con un contratto di servizio che disciplini i rapporti tra enti locali e l’azienda speciale; non c’è la programmazione economica di un budget almeno triennale e per un bilancio. E ancora: non c’è una documentazione in base alla quale l’assemblea dei soci sia in grado di deliberare i regolamenti. Regolamenti che tanto per fare un esempio servono per determinazione delle tariffe dei servizi e delle attività erogate e per il funzionamento dell’assemblea, i regolamenti per modalità di organizzazione e di erogazione dei servizi.

Ora di fronte a delle anomalie così determinanti per il funzionamento dei servizi sociali è strano che nessuno dei sindaci dell’ambito, tranne Nunziante Picariello di Capriglia eAntonio Russo di Rotondi, abbia sollevato la questione non solo in termini burocratici ma politici. Perché i servizi sociali funzionano quel poco che serve a far girare il sistema.. Le cooperative continuano gestire i servizi come hanno sempre fatto nel bel mezzo della più grave emergenza sociosanitaria dal Dopoguerra. I bisogni dell’utenza storica magari vengono in parte soddisfatti, però alle nuove istanze che vengono fuori chi ci pensa? Se non è così chi lo può dire considerato che nessuno controlla. A chi fa comodo tutto questo? Non certo agli utenti. Un dato è certo ci sono milioni di di euro da ascendere con ampia discrezionalità. Ci sono cooperative che legittimamente assumono assistenti, creano posti di lavoro. Alla politica potrebbero far comodo.

C’è poi un altra quesitone: “I servizi affidati in proroga alle cooperative, alcuni da anni sempre alle stesse”, commenta Francesco Iandolo, vice presidente della VII Commissione (politiche comunitarie, istruzione, sport, servizi sociali, politiche abitative, politiche giovanili). “Altri servizi non sono proprio partiti. Per il resto non ci sono informazioni. Chi coordina? La politica non può lavarsene le mani di tutto questo. L’amministrazione sa bene quali sono i limiti del piano di zona eppure non interviene”. “Non possiamo andare in assemblea non avendo documenti”, racconta Picariello, sindaco di Capriglia, presidente dell’assemblea dei soci del azienda consortile. “Non c’è un programma ed è chiaro che i servizi non funzionano come dovrebbero, non sono efficienti. Le coop fanno ciò che possono o vogliono, assumono quando e come vogliono le loro professionalità senza avere come riferimento dei progetti”. Anche per Carlo Mele, direttore della Caritas, bisogna voltare pagina: “Spesso abbiamo a che fare con gli assistenti sociali e la preoccupazione è sempre stata quella di strutturare un piano per i servizi. Il problema è che non c’è un ufficio che fa uno studio su che cosa è necessario, sul disagio diffuso nella nostra comunità: si rincorrono sempre le emergenze. Non c’è un lavoro di monitoraggio, non si pensa al benessere della comunità”.

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