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Controlli ai caselli autostradali presidiati da Polstrada e personale dell’Asl. Eseguiti nella mattinata di ieri, 136 test rapidi di cui solo uno positivo. Sei test ad Avellino Est, altri 39 ad Avellino Ovest, uno a Baiano, a Benevento 35, a Grottaminarda 26, a Lacedonia 10, a Vallata 9 test rapidi di cui uno è risultato positivo ed è stato effettuato il tampone naso-faringeo. Secondo l’Unità di Crisi della Regione Campania nell’ambito dei controlli effettuati presso le stazioni ferroviarie, ai caselli autostradali, nell’aeroporto di Capodichino e in altri luoghi nevralgici del territorio, sono stati registrati 1706 passeggeri provenienti da fuori regione. Tutti sono stati sottoposti a misurazione della temperatura. 15 passeggeri avevano una temperatura pari o superiore a 37.5. Sulla base delle valutazioni mediche le Asl hanno sottoposto a test rapido ed eventualmente a tampone naso-faringeo, alcuni passeggeri. In particolare, 320 sono stati sottoposti a test rapido e 19 sono risultati positivi. Per quanto riguarda i tamponi effettuati: tre di questi relativi a persone sottoposte a screening alla barriera autostradale di Napoli Nord sono risultati negativi. Si attendono i referti dei restanti tamponi. 598 sono coloro che hanno comunicato alle Asl di appartenenza il proprio arrivo. Tutte le persone provenienti da fuori Campania sono state poste in isolamento domiciliare. Tutti in fila ordinata verso il termoscanner, compilano il modulo e vanno via. Si è svolto tra uno stretto controllo di polizia, l’incalzare dei giornalisti e molti sorrisi nel rivedere Napoli il ritorno in Campania dei primi 129 che hanno trascorso il lockdown al Nord e che, finalmente «liberi », hanno deciso di tornare a casa. “Mio figlio di otto anni stava trascorrendo qualche giorno dai nonni a Napoli quando è iniziato il lockdown e così non l’ho visto per due mesi. Mi manca da morire”, racconta Irene, napoletana di Capodimonte che vive e lavora a Milano, l’ultima a salire a bordo (“Signora, poteva arrivare un po’ prima”, l’ha gentilmente rimbrottata un controllore). “Sono scesa appena hanno riaperto, ora vado a prenderlo e lo riporto a casa. Non ce la facciamo più a stare separati, ne abbiamo sofferto molto”. Irene fa la receptionist, è in cassa integrazione e vola via dalla stazione per riabbracciare il piccolo Salvatore. Una delle famiglie separate dal lockdown. A Milano, alla partenza del treno delle 7.10, il primo dei tre Frecciarossa che collegano la città con Roma e Napoli, tutto si è svolto senza problemi. Una fila composta e distanziata si è creata in Centrale – da giorni blindata, con nastri e transenne per la distanza, che costringono a un tortuoso percorso di sicurezza – per i controlli della temperatura e sulle motivazioni del viaggio: oltre ai comprovati motivi di lavoro e quelli urgenti sanitari, da ora è possibile viaggiare extra regione, appunto, anche per tornare nel proprio domicilio o residenza. Il treno – quasi pieno, tenuto conto che i posti venduti sono stati meno di quelli disponibili, per rispettare le distanze – è partito con soli 4 minuti di ritardo. Nessuno si è lamentato e nessuno è stato respinto. A bordo anche l’ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo. Appena arrivata a Napoli, alla fine di un viaggio del tutto regolare, Carmela corre a Torre Annunziata. “Ero a Bologna per stare qualche giorno con mia figlia che vive lì – racconta – e sono rimasta bloccata da loro. Vivono in campagna, si stava bene, ma mi mancava Napoli, mi sento emozionata ora”. Urapista ma il centro di riabilitazione dove lavoro a Milano è chiuso da due mesi”.

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