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AVELLINO- Neanche il tempo di chiarire se stessi, ovvero interpretare la nota di una dirigente della Farmacia della Città Ospedaliera che scriveva di «giacenza zero», che scoppia il caso del Cup. Quello sollevato dall’Unione Comsmatori, che lamenta proprio i disagi che tanti utenti, in coincidenza con la riapertura degli ambulatori, riguarda proprio il Centro Unico di Prenotazioni del Mioscati. «21minuti e 30 secondi di attesa per parlare con un operatore del CUP dell’azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, ci sembrano un lasso di tempo inaccettabile, al di là di quanto possano prevedere la Carta dei Servizi o eventuali regolamenti interni.

La segnalazione ci è giunta questa mattina (venerdì per chi legge ndr) da parte di un utente indignato per il disagio subìto:costretto, a causa della disabilità, a fare una prenotazione telefonica per una visita specialistica urgente, ha atteso prima 15 minuti, ascoltando la registrazione musicale, dopo la caduta della linea telefonica, ha dovuto ricomporre di nuovo il numero (08251806060)ed attendere 21 minuti ed una manciata di secondi prima che un operatore rispondesse per effettuare la prenotazione». A parte il riconoscimento delle professionalità, si stigmatizza propprio questo gap nella gestione di un servizio strategico: «Non vi è dubbio che l’Azienda Moscati presenti eccellenze mediche che ne fanno una meta ambita per l’utenza, ma i tempi di attesa, sia per le prenotazioni di visite ambulatoriali che per accertamenti diagnostici, restituiscono nel complesso l’immagine di una Sanità locale “bisognosa di cure” e di una migliore gestione dei Servizi offerti».

Intanto ieri il Moscati ha anche voluto rassicurare sulla presunta carenza di mascherine: «Non c’è alcuna carenza di guanti e mascherine per gli operatori sanitari dell’Azienda Ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino». Quanto riportato su alcuni organi di informazione, che segnalavano, anche attraverso la pubblicazione di una nota a firma di un dirigente della Farmacia ospedaliera, l’assenza di specifici dispositivi di protezione non trova riscontro nella realtà dei fatti, presumibilmente per una errata interpretazione della suddetta nota.Il personale aziendale, sia della Città ospedaliera che del plesso “Landolfi” di Solofra, dispone, infatti, di tutti i necessari dispositivi di protezione personale, e un’adeguata scorta è assegnata a ciascuna Unità operativa. Continui, in tal senso, anche i rifornimenti di dpi all’interno del magazzino della Farmacia ospedaliera, dove gli ordini alle ditte di riferimento vengono effettuati con largo anticipo. Le comunicazioni dei tempi di consegna – attraverso note interne come quella apparsa ieri su un sito di informazione on-line e ripresa oggi su alcune testate giornalistiche – vengono trasmesse a tutti i reparti per tramite della Direzione Medica di Presidio proprio per tenere al corrente i dipendenti sulle procedure avviate per scongiurare il rischio di carenza dei dispositivi in giacenza, come, nel caso specifico, di guanti e mascherine.

Un modo si legge nella nota, per tranquillizzare pazienti e cittadini:« Questi ultimi, con l’avvio della cosiddetta fase 2, possono accedere alla Città ospedaliera e al plesso “Landolfi” per usufruire dei servizi diagnostico-terapeutici e per visite ai degenti in estrema tranquillità: tutti gli accorgimenti previsti dalle relative disposizioni nazionali e regionali sono stati prontamente adottati dall’Azienda “Moscati” e sono oggetto di una continua azione di monitoraggio».

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