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Mancano infermieri in tutta Italia per fronteggiare l’emergenza Covid-19, con situazioni drammatiche in Campania, dove mancano all’appello ben ben 10-12mila professionisti, seguita da Lombardia e Piemonte. La denuncia arriva dal presidente nazionale del sindacato degli infermieri ‘Nursing Up’, Antonio De Palma, che aggiunge: “A far scattare l’allarme, ben oltre la soglia di emergenza sono inoltre gli scenari interni, la disorganizzazione, il precariato, i nuovi turni massacranti, gli spostamenti ‘tappabuchì di colleghi da un reparto e da un ospedale all’altro, senza logica, penalizzando reparti no-Covid a irrimediabile rischio chiusura”.


De Palma presenta i dati del nuovo ‘report’, questa volta incentrato sui preoccupanti numeri della mancanza di infermieri nelle aree Covid della sanità pubblica. ‘Allarme rossò dunque in Campania “dove la carenza di infermieri oscilla tra le 10 e le 12mila unità. Numeri incredibili – commenta De Palma – che però non sorprendono pensando ai tagli messi in atto negli ultimi anni. Nella Regione – riferisce il presidente di Nursing Up – a fronte di circa 600 posti di terapia intensiva, il 70% è già occupato da pazienti. Che fine faranno i nuovi contagiati se si dovesse superare la fatidica soglia?. Qui non accade come in Lombardia, non si spostano gli infermieri come al ‘Monopolì, ma si accorpano i reparti”, denuncia.


E porta ad esempio “Solofra, in provincia di Avellino, dove per far spazio a 37 pazienti Covid del Moscati della città capoluogo, sono stati chiusi ben cinque reparti fondamentali per la salute di un indotto di 100mila pazienti, alienando quasi totalmente il servizio sanitario di un ospedale come il Landolfi, dove restano aperti solo analisi di laboratorio e radiologia, e facendo inviperire i sindaci e i cittadini. Intanto gli infermieri contagiati sono già 25”, riferisce. “Occorre un tampone completo per tutti gli operatori ogni 20 giorni e un test rapido giornaliero prima che ogni collega prenda servizio e contatto con i pazienti. Dobbiamo arrivare a mille morti al giorno affinché tutto questo avvenga?”.

Quanto alla Lombardia, “la carenza si attestava a circa 5000 unità di personale infermieristico. In un anno è cambiato ben poco, anzi la pandemia richiede un incremento di personale e di supporto, per il maggior impegno e rischio nell’assistenza erogata ai pazienti Covid positivi, cosa che al momento non è affatto avvenuta nella Regione in assoluto più colpita dal coronavirus nella prima ondata della scorsa primavera”.


“I nostri referenti – riferisce De Palma – ci illustrano di scenari interni preoccupanti, per non dire disastrosi. I Pronto soccorso dei piccoli ospedali della provincia, come Sesto San Giovanni, rischiano di chiudere in tempi brevi. I grandi presidi ospedalieri della città metropolitana come il Policlinico, come il Papa Giovanni XXIII e il Niguarda stanno cedendo i loro infermieri alle aree Covid della Fiera di Milano e di quella di Bergamo. Nella prima ci sono 150 posti letto di terapia intensiva, e secondo il documento ‘Linee d’indirizzo regionali per la rideterminazione delle dotazioni organichè, il numero di infermieri necessari per posto letto, per la terapia intensiva è pari a quasi 2 unità, e sono numeri al ribasso, declinati per le esigenze in condizioni ordinarie. A Bergamo si devono coprire 50 posti letto di terapia intensiva con lo stesso numero di personale sanitario. E la Regione cosa fa? Li prende ovviamente dagli altri ospedali della città”.

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