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Una giornata storica. Un ventisette dicembre che nella speranza di tutti dovrà segnare l’inizio della fine di un incubo che dura da nove mesi. Il V-Day in Irpinia inizia alle nove e diciotto, quando dalla Giulietta blu dell’Azienda guidata da Sabino Oliva e scortata dagli agenti della Digos e della Volanti della Questura, dopo aver ritirato per primi all’Hub dell’Ospedale del Mare le venti fiale di vaccino, raggiungono il Moscati.

E’ una giornata di pioggia e freddo, ma la speranza che viene riposta in quel cryo box che indossa uno dei primi infermieri ad essere stato colpito nella prima ondata dal virus ha tutto il calore della fiducia in una vera e propria svolta. E alle dieci, in contemporanea con le altre strutture ospedaliere della Campania scattano le prime due vaccinazioni. Come previsto si tratta di un medico, la dottoresssa Mariangela Raimundo, assegnata al Covid Hospital e al coordinatore infermieristico della Terapia Intensiva del Covid, Modestino Matarazzo.

Un applauso saluta le prime due inoculazioni all’interno della struttura ospedaliera di Contrada Amoretta. Tutte e cento sono destinate al personale in prima linea. E’ un momento emozionante, atteso da tempo. E l’appello è quello a vaccinarsi. In primis da parte di chi ha avuto questo onere simbolico. «La campagna di vaccinazione rappresenta l’unica opportunità terapeutica per riemergere. – la dottoressa Mariangela Raimondo dopo essersi sottoposta al vaccino ha voluto lasciare questa testimonianza – La pandemia è stata devastante da ogni punto di vista, ha toccato tutte le generazioni e tutti i settori della società. La comunità, ora, deve fidarsi e non avere riserve in merito alla vaccinazione. Si parte da noi, operatori sanitari, ma tutta la popolazione verrà raggiunta per far sì che ognuno di noi possa riprendere la propria vita, in primis dal punto di vista sociale. Vaccinarsi è un atto d’amore e di civiltà».

Un pensiero alle immagini quotidiane di sofferenza e allo spiraglio che si intravede in questa giornata è quello di Modestino Matarazzo, l’infermiere che è stato tra i primi in Irpinia a vaccinarsi: «Iniziamo ad intravedere la luce in fondo ad un tunnel che, però, stiamo ancora attraversando.Gli operatori sanitari stanno dando l’esempio, speriamo che, adesso, tutta la comunità possa essere vaccinata per arginare il virus. Come mi sento? Non avverto alcun dolore fisico, ma ho provato una forte emozione. A vaccinarmi, infatti, è stata una collega con la quale ho condiviso vent’anni di servizio». E ha continuato: «ho pensato a tutte le persone scomparse, in primis agli operatori sanitari. Abbiamo contato, purtroppo, molte vittime tra medici ed infermieri. Stiamo cominciando a vincere la battaglia contro il Covid- 19, ma la partita è ancora molto lunga».

E non ha esitato neanche a dedicare un passaggio, rispondendo alle domande dei cronisti, relativo agli scettici sui vaccini, ai cosiddetti “no-vax”: «Vorrei “donare” loro i miei occhi per cinque minuti. Le scene alle quali, ogni giorno, assistiamo convincerebbero chiunque a dare il proprio assenso alla campagna di vaccinazione ». Cautela ma fiducia nella svolta è anche quella rappresentata dal direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Moscati, Re – nato Pizzuti : «Siamo arrivati ad un punto di svolta importante in questa pandemia. Finalmente abbiamo uno strumento che ci permetterà di prevenire ed evitare ulteriori picchi in futuro. Sarà un tragitto molto lungo perché ovviamente la campagna durerà, per quanto riguarda l’ospedale due mesi, ma per la popolazione un periodo non ancora quantificabile che arriverà sicuramente oltre l’estate. E’ necessario che tutti si vaccinino. La popolazione deve dare il proprio contributo per tutelare la propria salute, quella dei propri cari e di tutte le persone che ci circondano. Con questa vaccinazione si formerà un’immunità di gregge che proteggerà tutti ».

«Ripeto, il percorso è lungo quindi non ci aspettiamo di abolire da un giorno all’altro tutte le regole che ci hanno accompagnato nel corso di questo anno. Continueremo ad indossare le mascherine, a rispettare le distanze e a lavarci le mani, consapevoli di avere una speranza e di vedere finalmente la luce. Mi auguro che fra qualche mese, con maggiore serenità, potremo parlare di questa come una bruttissima esperienza che ci saremo lasciati alle spalle. E’ necessario che tutti si vaccinino, questo è un appello accorato che mi sento di lanciare. Assolutamente non bisogna abbassare la guardia perché la campagna vaccinale riguarda una minoranza della popolazione. Oggi vacciniamo 100 persone a fronte di una popolazione, quella irpina, che conta 420 mila individui. Ci sono ancora tante migliaia di cittadini a rischio quindi non bisogna assolutamente abbassare la guardia, bisogna essere attenti, evitare gli assembramenti ed indossare la mascherina. Andiamo avanti con questo entusiasmo e con la voglia di controllare l’epidemia».

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