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E’ un filo diretto quello che unisce la Takis, azienda italiana, autorizzata a dare il via alla sperimentazione sugli animali del vaccino contro il coronavirus, e l’istituto di ricerca Biogem di Ariano, presieduto da Ortensio Zecchino. A spiegarlo lo stesso Zecchino: “Conosco bene Luigi Aurisicchio, valente ricercatore e amministratore delegato della Takis, che ha una sua sede presso Biogem, oltre che a Pomezia. Una scelta che si spiega con la possibilità di portare avanti, presso i nostri laboratori, un percorso di ricerca che non sarebbe possibile in altre sedi”.
Biogem è coinvolta nella sperimentazione del vaccino?
“Sono in tanti a chiedermelo ma non è così. E’ vero che la Takis ha una sua sede presso Biogem ma il nostro istituto di ricerca non ha tra le sue specificità la virologia, anche in virtù di quelle che sono le attrezzature dei nostri laboratori. Uno dei filoni di ricerca di Biogem è sempre stato rappresentato dalla ricostruzione nei topi di modelli di malattie umane. I nostri ricercatori cercano di trasformare il Dna dei topi per renderlo recettivo alle diverse patologie umane. In realtà, quando il contagio da coronavirus non era ancora così diffuso una virologa ci aveva chiesto di collaborare alla realizzazione di un modello murino di stress respiratorio, fenomeno collegato al covid-19. Poi, però, il virus è esploso e abbiamo dovuto interrompere il progetto. La collaborazione avrebbe richiesto costanti riunioni e confronti e non erano più possibili nel rispetto delle norme di sicurezza. Intanto, è arrivato da una biotech francese un pacco con una molecola che ci chiedono di sperimentare nella lotta al mesotelioma, che comunque è caratterizzato da una patologia intrapleurica. Questa sperimentazione richiede che una persona sia ogni giorno in maniera costante in laboratorio”
Le attività di Biogem non si fermano, dunque, nemmeno in tempo di coronavirus?
“Non si fermano solo quelle attività di ricerca che non possono essere interrotte, sempre nel rispetto della sicurezza dei ricercatori”
Lei ha sempre puntato sulla ricerca per il rilancio del Sud?
“Sì, la ricerca dovrebbe essere la grande scommessa da vincere per il Sud. Ma c’è bisogno di più sostegno da parte del governo. La Regione fa la sua parte ma per chi come noi vive in una realtà periferica è tutto più difficile. Bisogna convincere i ricercatori a venire a lavorare qui, prospettando loro chiare condizioni di vantaggio”
Come giudica oggi l’emergenza che vive Ariano?
“L’ospedale accusa carenze gravi sul piano del personale e delle attrezzature. Ma è un appello che avevamo lanciato in tempi non sospetti. Un appello che non è mai stato recepito. Oggi, non si può prescindere dal potenziamento della struttura sanitaria e dal rigoroso rispetto delle regole da parte della comunità. Sono d’accordo sulle misure drastiche imposte dal governatore De Luca, se necessarie, ma bisogna andare fino in fondo, garantendo una gestione più centralizzata della sanità in Irpinia. Sono consapevole, però, che non è il tempo delle polemiche”
Che clima si respira oggi nella città di Ariano?
“Questo virus ci rende tutti uguali, siamo tutti costretti alla clausura, siamo soli ma insieme, collegati con tutto il mondo, grazie ai media. C’è molta paura anche di uscire di casa, si guarda l’altro con sospetto, si teme il contagio ma è quasi inevitabile sia così”
Che prova sta dando la sanità campana?
“E’ vero che non abbiamo avuto l’ondata dei casi del Nord Italia ma mi sembra che gli ospedali campani stiano dando una bella dimostrazione di resistenza, anche grazie all’eccellenza dei nostri medici. Quello che mi chiedevo fino ad oggi era, invece, perché il mondo universitario non fosse sceso in campo. Ma ho sentito finalmente che anche la Federico II è stata autorizzata ad effettuare tamponi nei propri laboratori. Penso anche ad Università di spessore nel settore della medicina come la Vanvitelli di Napoli e Salerno. Bisogna coinvolgerle. I tamponi sono la priorità e non si può chiedere di effettuare questi esami solo a poche strutture. Si rischia di intasarle”
Lei è ottimista sui tempi dei vaccini?
“I vaccini richiederanno tempi lunghi, lo sappiamo. Ma sono ottimista sugli esiti delle terapie che stanno sperimentando e che stanno dando buoni risultati, dal farmaco antiartrite ai cocktail antivirali mirati. Speriamo arrivino buone notizie”
E’ d’accordo con chi pensa sia necessario l’esercito ad Ariano?
“Se c‘è autodisciplina da parte della comunità non vedo perché dovremmo chiamare l’esercito. Ma se fossero accertati macroscopici episodi di mancanza di rispetto delle regole credo sarebbe giusto chiamare in causa anche l’esercito”
Come sta trascorrendo questo tempo di reclusione forzata?
“Questa reclusione forzata diventa per me l’occasione per dedicarmi alla lettura dei libri della mia Biblioteca e completare un lavoro sulle Assise di Ariano. Un primo saggio lo avevo pubblicato 40 anni fa. Di qui l’idea di rimettere mano a quel lavoro”
C’è un appello che vuole lanciare alla comunità arianese?
“E’ il tempo dell’autodisciplina che è segno di maturità civica. E’ l’unica arma che abbiamo. Purtroppo, anche quando tutto sarà finito dovremo fare i conti con un periodo non facile, una sorta di tempo post bellico. Non sarà facile. Ci affidiamo alla scienza”.

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