X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

AVELLINO – Amalio Santoro, consigliere comunale di opposizione di Avellino, parla da medico, con indosso il camice bianco, dopo una notte insonne passata nella “trincea” del Pronto soccorso dell’ospedale di Solofra.
La sanità irpinia come affronta il coronavirus?
Da un lato c’è il grande impegno di tutto il personale sanitario e dall’altro una grande confusione organizzativa. Quando da settimane nel Centro-Nord si era palesato il dramma in tutta la sua dimensione, si poteva prevedere che qualche caso di coronavirus ci sarebbe potuto essere anche qui. Per fortuna in Irpinia le cifre sono ancora modeste. C’è una difficoltà estrema degli ospedali periferici come dimostrano le vicende clamorose di Ariano e di Solofra legate in questo caso anche e non solo ad una fusione incompiuta con l’azienda Moscati che ha fatto del nosocomio dove lavoro una realtà indebolita nei reparti e nel personale. E poi c’è l’ospedale di riferimento di Avellino che ormai ingolfato, non regge più. Al di là degli errori antichi è evidente un insopportabile ritardo nell’organizzazione per l’emergenza. I livelli regionali sono chiamati ad offrire risposte. Ieri ho sentito l’ennesima dichiarazione dell’inneffabile presidente della Regione che scoprendo l’acqua calda si lamentava dei ritardi in Irpinia. C’è adesso chi invoca l’apertura di vari presidi, una gara a chi la spara più grossa. Da direttori tecnici della squadra di calcio, siamo diventati tutti virologi.
Per limitare il contagio che cosa si può fare?
Qualche misura andrebbe presa per chi risulta asintomatico ma positivo ed è costretto a stare a casa rischiando di essere fattore di contagio per i familiari. Non a caso quando sono tornati gli italiani dalla Cina, sintomatici o no, sono stati tenuti in quarantena in un luogo protetto a Roma. Questo dovrebbe essere un lavoro collaterale all’organizzazione ospedaliera. Tutto manca, sia da parte dell’organizzazione sanitaria e sia da parte dei Comuni. Al di là delle urla non vengono fuori piani operativi. E il fattore tempo pesa maledettamente. C’è una assoluta approssimazione, senza un coordinamento e un pensiero un po’ più articolato.
Insomma bisognava muoversi per tempo
Abbiamo una sanità che ha fatto acqua in tempi ordinari, figuriamoci se poteva reggere un evento così catastrofico. In questi anni abbiamo messo la sanità nelle mani delle Comari di Windsor. Fino a che si è trattato di nominare l’amico dell’amico senza troppi danni tutto è andato bene.
Qualcuno propone di allestire nuove strutture.
Forse sarebbe meglio riutilizzare le strutture periferiche e concentrare al Moscati i pazienti che hanno un problema legato ad una infezione virale.
Il personale sanitario come si sta comportando?
La tensione è cresciuta enormemente in questi giorni. C’è una grande attenzione al rischio infettivologico ma non si può distrarsi rispetto ad altre emergenze. Questo non è accaduto e non accadrà. Bisogna avere sempre uno sguardo a tutto tondo sulla vita delle persone. Certo siamo in affanno: l’età media del personale è abbastanza alta. A causa dei turni è stremato sia fisicamente che psicologicamente.
Il materiale per la profilassi è sufficiente?
Siamo in difficoltà. Il materiale è poco, insufficiente per tutto il personale. Tra l’altro va cambiato di continuo.
Cosa fate quando c’è un paziente sospetto?
Quando si ha il sospetto bisogna mettere in atto le giuste procedure. L’altro giorno mi è capitata una paziente che aveva febbre e dolore addominale. Si è creata una situazione di incertezza anche a causa del fatto che a Solofra non c’è ancora un “percorso” per i pazienti sospetti. Abbiamo accertato dopo poco che la paziente aveva una appendice ed è stata operata prontamente.
Medici e infermieri rischiano di ammalarsi?
Bisognerebbe sottoporre il personale a test per verificare se ci sono casi di contagi. Alcuni tra medici e infermieri sono in quarantena. L’altro giorno un autista dell’ambulanza è risultato positivo. Si rischia, come è già successo nei primi giorni, di avere il Pronto soccorso di Solofra chiuso e quello di Avellino dimezzato. In questo periodo delicato, con il trend del contagio ancora in crescita non si possono sguarnire i presidi.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE