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Professore Giordano, ha seguito la querelle nata intorno al Tocilizumab e lo scambio tra i primari Galli e Ascierto? Che idea se ne è fatto?
“In questa dissertazione sull’uso del Tocilizumab traspare superficialismo di vedute e cattiva fede scientifica. La scienza deve essere condivisione di dati e di scoperte, ancor di più in questa situazione pandemica che sta flagellando il mondo e l’Italia. L’effetto del Tocilizumab è antinfiammatorio, riducendo di conseguenza la compressione delle ramificazioni bronchiali, consentendo al paziente di respirare meglio. In questo momento, se solo riuscissimo ad evitare i respiratori o le intubazioni dei pazienti, già sarebbe un grande risultato; eviteremmo anche il collasso delle terapie intensive”.
Che tempi, se e’ possibile valutarlo, prevede e quando pensa finirà questa vera e propria emergenza?
“In piena emergenza fare previsioni sui futuri scenari è molto complicato anche per chi studia i virus da una vita, nessuna certezza su quando ci sarà il picco in Italia, attualmente non ci sono elementi per fare previsioni certe attraverso modelli predittivi attendibili. Troppo presto per sperare di vedere un cambiamento significativo, siamo ancora nella fase acuta dell’epidemia di coronavirus. Generalmente i virus hanno quello che noi scienziati chiamano un carattere stagionale, ma non è assolutamente certo che SARS-CoV-2 si comporterà nello stesso modo; è troppo presto per prevedere come reagirà il virus al cambio di stagione E essenziale agirerapidamente e in modo aggressivo. L’esperienza di vari Paesi dimostra che se si agisce in fretta si può contenere la diffusione”.
Bastano le misure adottate in Italia a vostro giudizio?
“L’emergenza sanitaria mondiale legata alla diffusione del Coronavirus sta inevitabilmente sconvolgendo equilibri e quotidianità nella vita di ognuno di noi. I dati relativi alla diffusione del contagio e della pressione del crescente numero dei malati nelle strutture ospedaliere hanno determinato la necessità di mettere in campo misure perentorie e stringenti adottate dal Governo italiano, contromisure prese successivamente come modello anche da tutti gli altri Paesi Europei. Per questo non mi stancherò mai di ripetere che indipendentemente dalla mortalità o dalle guarigioni è compito di tutti contribuire agli sforzi per non far diffondere il virus. Molti sottovalutano questa malattia, ma i suoi effetti vanno visti nell’insieme, anche per l’impatto che hanno sulla sanità pubblica. Il problema di questo virus è la modalità di contagio e la sua ampia diffusione, quindi le norme di prevenzione restrittive e cautelative dovevano essere adottate subito”.
Che cosa pensa dell’immunità di gregge, se ne è parlato molto in questi giorni?
“L’immunità di gregge si verifica quando un gran numero di persone sono immunizzate e/o vaccinate, contro un’infezione. A seconda di quante sono le persone immunizzate e a seconda dell’efficacia del vaccino, queste persone impediscono agli agenti infettivi di circolare e, quindi, non possono a loro volta contagiare altri impossibilitati ad essere vaccinati, per esempio i neonati o i pazienti immunodepressi, perché sotto chemio, o sieropositivi. In questo caso però il vaccino non esiste. Non conosciamo abbastanza il virus, non è stato nella nostra popolazione a sufficienza per capire come agisce da un punto di vista immunologico Ogni virus funziona diversamente nel corpo e stimola un diverso profilo immunologico non sappiamo quanto duri una eventuale immunità, non sappiamo come e se le mutazioni del virus la possano eludere. E’ possibile che, se il virus persiste tra la popolazione si genereranno nuove mutazioni e aumenterà la sua patogenicità”.
Intanto anche negli States e’ arrivato il contagio, lei sta seguendo. La sanità Usa e quella italiana ci sono dei contatti?
In America il coordinamento dell’emergenza e’ coordinato dal Prof. Anthony Fauci direttore della NIAD (National Institute of Allergy and Infectyious Deseases) esperto di malattie respiratorie collegate all’AIDS/ HIV, tubercolosi, Ebola e malaria.

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