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Gerardo Bianco, ex Ministro, già parlamentare della Repubblica e dell’Ue, docente universitario, latinista e meridionalista, alfiere del Popolarismo, ricorda nella storia del Paese del secolo scorso un avvenimento simile all’ epidemia che oggi sta funestando l’Italia?
Durante la guerra e negli anni immediatamente successivi ci fu una situazione di emergenza simile: le persone rischiavano in ogni momento la vita. C’era la stessa drammatica atmosfera. Ricordo il paese seppe reagire con una grande ripresa guidata da una classe dirigente di primo ordine, preparata, competente dal punto di vista tecnico e scientifico.
Succederà lo stesso anche questa volta?
Proprio nel bel mezzo di questa emergenza si ritrova una Italia che si era un po’ smarrita, incattivita, che oggi si sta raccogliendo insieme. C’ ‘è ancora chi dimostra il solito difetto di giudizio del giorno dopo, quando è facile ragionare con il senno di poi. Uno studioso di gran classe come Canfora lo definisce il coraggio retroattivo dei posteri.
Il suo giudizio sull’operato del Governo Conte in questa fase è positivo?
Le decisioni assunte sono abbastanza convincenti. Conte pur non avendo esperienza politica si sta dimostrando più coraggioso di quello che si potesse sperare. Non lo conosco bene, l’ho incrociato solo una volta ad Avellino, ma mi sembra che per alcune sue caratteristiche, per le sue scelte, per le sue dichiarazioni, il Presidente del Consiglio si avvicini molto alla classe dirigente che ha segnato la storia della Dc. Meno convincenti sono i comportamenti di alcuni presidenti delle Regioni che presi da ossessioni elettorali si dimostrano estremisti, per nulla prudenti, tentando di esercitare un potere circoscritto nel loro territorio senza tenere in considerazione il principio cardine dell’unitarietà dello Stato.
Il sistema sanitario invece sta reggendo?
Solo qualche mese fa l’Ocse ha ribadito che il sistema sanitario italiano è uno dei migliori al mondo eppure oggi si sentono le solite critiche: ma chi poteva prevedere l’eccezionalità del fenomeno? Seppure negli anni passati c’è stata una forte spinta alla privatizzazione della sanità con una riduzione degli investimenti per la ricerca, i centri di eccellenza come lo “Spallanzani” stanno dimostrando tutto il loro valore. Vuol dire tra l’altro che la nostra scuola, l’università offrono una formazione di alto livello. Nel Dopoguerra abbiamo dimostrato di essere all’avanguardia in molti settori, da quello farmaceutico all’energetico. Questo contribuì in modo determinante alla ripresa. Poi abbiamo perduto terreno sia per mancanza di coraggio che per eccessiva subordinazione ai privati, per il prevalere di esigenze economicistiche.
Ecco, cosa può imparare l’Italia dalla grande prova a cui l’ha sottoposta l’epidemia di coronavirus?
Per il paese si tratta di un grande esame di coscienza. In questo momento, come osserva acutamente Giuseppe De Rita, si aggregano alcuni grandi elementi di forza, si ritrova la consapevolezza morale.

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