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ALTAVILLA – Mario Vanni, sindaco di Altavilla, ad un anno dalle elezioni comunali, un breve bilancio.
Confidavamo molto nell’apertura di nuovi bandi su finanziamenti europei per dare l’opportunità ai comuni di realizzare i tanti progetti candidati sulla piattaforma regionale che sono stati redatti con grandi sacrifici e pensati in base a reali esigenze. Il Covid ha fatto saltare tutto, seminando paure ed incertezze ma ha anche aiutato la politica a scoprire delle verità. Ad esempio ci ha fatto andare all’essenza delle cose, verificare le numerose falle di un intero sistema che spesso vede i sindaci, soli, difronte a troppe responsabilità. Abbiamo dovuto rifare la programmazione di breve periodo e rivedere le politiche per finanziarla.


Per le elezioni regionali?
Ringrazio per gli attestati di stima ma non mi candido perché voglio continuare ad occuparmi del mio paese fino a quando sarà possibile. Poi si vedrà.


Ci era sembrato ci fosse stata una disponibilità con l’area popolare di De Mita?
Probabilmente qualcuno avrà ipotizzato che l’esperienza dei sindaci potesse essere utile per un contributo diretto senza più deleghe in bianco. Credo che l’esperienza di un sindaco possa aiutare a capire i reali bisogni di un territorio. Il presidente De Mita resta per me l’unico in grado di elaborare un progetto, di entusiasmare e di organizzare.
Io mi adopererò affinché il ruolo della politica torni ad essere quello della rappresentanza per tutelare i luoghi di appartenenza che è una funzione a cui in questa provincia, abbiamo ormai abdicato. Una guida responsabile non mette i sindaci e le istituzioni contro, per speculare sulle divisioni ma favorisce il dialogo e indica orizzonti e prospettive condivise.


Il professore Mastroberardino in una recente intervista ha detto che “Un pubblico amministratore dovrebbe favorire processi di sviluppo tenendo conto delle vocazioni territoriali. In Irpinia questo non sta accadendo, il nostro territorio è identificato con il vino, mettere un impianto nell’areale docg è penalizzante”.
Portiamo la stessa croce in questo momento e mi sento di condividere a pieno l’amarezza di uno dei più rappresentativi imprenditori del settore vitivinicolo. Mi chiedo dove sono finiti quelli che ci hanno finora rassicurato che il biodigestore non si sarebbe mai realizzato a Chianche? Chianche è un comune funzionale al Sannio non all’Irpinia. Alla prima emergenza, rischia di saltare il principio della provincializzazione e il gioco è fatto. Come si fa a preferire un luogo senza una adeguata viabilità, senza una idonea area, dove gli operatori economici, i sindaci dei comuni vicini e gli abitanti protestano quando ad esempio Montella, oltre ad essere baricentrico per l’Irpinia, ha una viabilità adeguata ed una area idonea? Ho l’impressione che la scelta sia nelle mani di gente che non ha mai nemmeno visitato i siti in discussione. Mi sembra di rivivere la vicenda del settore idrico, quando si spingeva per soluzioni compatibili con le esigenze del beneventano.

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