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Donato Di Zenzo, coordinatore regionale di Italia in Comune, partito guidato da Alessio Pascucci, sindaco Cerveteri, e Federico Pizzarotti sindaco di Parma, in veste di presidente, il partito in questi anni è cresciuto e ha messo radici sul territorio?
Ci siamo proposti di costruire Italia in Comune in un arco temporale lungo in modo da gettare solide basi. Diversamente da altri partiti, come ad esempio Leu nati nel nostro stesso giorno ma già spariti, pur avendo parlamentari e un ministro (Speranza ndr), noi siamo ancora all’inizio del percorso perché vogliamo essere il partito dei territori, del contatto vero con le persone in un contesto politico dove ormai invece conta solo la mediaticità.


Che vuol dire essere un partito del territorio secondo voi?
Essere rappresentativi, avere rapporti veri e diretti con i cittadini, le associazioni, con gli amministratori e ragionare di tematiche locali che appassionano le gente.


Alle Regionali in Campania non vi siete schierati
Alle ultime Regionali ho visto un quadro desolante. I partiti con il simbolo hanno avuto un ruolo del tutto marginale, per la maggior parte si è trattato di liste fatte a tavolino nelle stanze chiuse dei quartieri generali di Napoli. E poi il nostro obiettivo non è di occupare una poltrona ma seguire un processo di crescita politica, di radicamento. Avere un consigliere eletto in un contesto come quello delle elezioni regionali in Campania avrebbe significato rinunciare alla nostra autonomia.


E alle amministrative del prossimo anno ci sarete?
Stiamo dialogando con movimenti civici e associazioni, a Napoli, a Caserta e in altri grandi Comuni, se ci sono le condizioni saremo presenti.


Con chi vi alleate?
Si decide sui territori e non a Roma o a Milano. Siamo un partito di centrosinistra, progressista, dunque non andremo con la destra, questo è certo. Ci confronteremo con pari dignità con tutti senza aspettare nessuno.


In Irpinia si vota in 33 Comuni, ci sarete?
Sono elezioni in Comuni medio-piccoli, non penso ci saranno liste di partito: dove è possibile daremo un nostro contributo.


Nel centrosinistra in Irpinia con chi dialogate?
In Irpinia manca un centrosinistra, il Pd da anni è senza un segretario, c’ è una guerra tra bande che non appassiona nessuno. Basta vedere che cosa è successo alle amministrative del capoluogo: la lista del Pd contro il sindaco del Pd. Stessa cosa si è ripetuta ad Ariano. E’ desolante. Il Pd è diviso su tutto, la vicenda del biodigestore è emblematica: da una parte il Pd che vuole l’impianto a Chianche dall’altro il Pd che protesta contro. All’Alto Calore dopo venti anni, non si capisce ancora che cosa è successo, chi ha portato l’azienda sull’orlo del fallimento.


Non si salva nessuno?
In Irpinia ci vorrebbe un Ulivo 2.0, senza troppa sinistra autoreferenziale, che ruota intorno ad Italia Viva, partito strutturato come ha dimostrato alle ultime regionali grazie a Enzo Alaia e al coordinatore provinciale Beniamino Palmieri, gli unici riferimenti politici autorevoli in Irpinia.


Tre priorità per l’Irpinia.
Anzitutto, le infrastrutture: soldi buttati per l’Avellino-Rocchetta quando invece abbiamo bisogno di spostamenti veloci non certo di un traforo ma della ferrovia Napoli-Bari. E poi doppiamo puntare su agricoltura e turismo e per questo dico che ci vogliono infrastrutture. Questa provincia ha molte potenzialità però ha bisogno di politica.

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