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di GIANNI FESTA
Il 7 luglio di tre anni fa, nel 2016, all’età di cento anni,  concludeva  il suo percorso terreno Gabriele Pescatore, irpino di  Serino, per circa un ventennio presidente della Cassa per il  Mezzogiorno, giudice e vice presidente della Corte Costituzionale,  soprattutto Grande Servitore delle Istituzioni democratiche. Ne  scriviamo oggi, in occasione dell’anniversario, non solo per  ricordarne l’azione incisiva che egli svolse a favore del Mezzogiorno,  ma soprattutto per l’attualità del suo messaggio e delle sue acute  riflessioni che risultano essere, nelle attuali vicende politiche e  governative, un ulteriore monito per la classe dirigente meridionale,   in tempi in cui quella che è stata definita la “secessione dei  ricchi” mette a dura prova l’unità nazionale. Con una frase  provocatoria, qualche giorno fa, il governatore del Veneto, Luca Zaia,  difendendo il suo progetto di autonomia regionale differenziata, ha  avuto l’ardire, a mio avviso, di affermare con una espressione  infelice, che il provvedimento all’esame del governo “non sia una  Cassa per il Mezzogiorno”. L’affermazione passata sotto silenzio,  senza sollecitare un’adeguata risposta da parte degli studiosi della  questione meridionale e, soprattutto, della classe politica del Sud,  tentava, a mio avviso, di dimostrare che il Sud è  una realtà fatta di  sprechi, di ruberie e di quanto altro serve a diffamare un  territorio che, invece,  è stato scippato di risorse, come sta  ampiamente documentando in questi mesi il nostro giornale. Ovviamente  con quella necessaria obiettività, senza assolvere coloro che sono i  veri responsabili della subalternità del Mezzogiorno nei confronti  delle altre zone del Paese. In realtà credo, e di qui la  riproposizione della riflessione sulla Cassa, gestione Pescatore,  che non sarebbe difficile, recuperando il suo pensiero e la sua  azione, dimostrare il contrario di quanto sostiene il governatore  veneto. Che usa il contrasto come alibi  per dare sostegno alla   tesi sue e delle regioni referendarie sull’autonomia, per  dividere il  Paese tra chi ha, e vuole di più, e chi non avendo avuto ciò che gli  spettava, lotta a muso duro per far crescere insieme il Paese. In  realtà il governatore Zaia,  con la sua affermazione semplicistica  dimostra un limite gravissimo: non conoscere il valore e la funzione  della Cassa del Mezzogiorno che, invece, con l’incessante impegno di  Gabriele Pescatore, rappresentò il primo (e forse il solo) momento di  riscatto del Mezzogiorno. Dopo quella pagina intorno al Sud fu notte. Le  grandi infrastrutture come la costruzione di dighe, l’uso virtuoso  delle acque, la rottura dell’isolamento tra un Mezzogiorno interno  agricolo e le realtà urbane sono tutte realizzazioni che portano la  firma della Cassa del Mezzogiorno guidata da Pescatore. Oltre la  doverosa precisazione, scrivere oggi di Gabriele Pescatore è anche  l’occasione per recuperare dalla memoria la qualità, il rigore morale  e il grande attaccamento al Sud di un grande protagonista dell’impegno  meridionalista. Per consegnarlo ai tanti giovani che spesso lo ignorano e si accodano al populismo del tutto e subito,  privo di conoscenza di   un passato su cui si può costruire il futuro.

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