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“Ho capito ben presto che il sisma dell’80 era una di quelle storie legate alla mia vita che non potevo più permettermi di guardare da lontano. Volevo restituire un senso alla consapevolezza di essere un sopravvissuto. Una consapevolezza che ho ritrovato nelle tante persone che ho intervistato”.

Spiega così l’attore Alessandro Preziosi “La legge del terremoto”, il docufilm candidato ai Nastri d’argento. Una candidatura che Alessandro saluta con emozione “E’ stata una opportunità bellissima e inaspettata. Avevo capito che il docufilm era stato accolto bene quando alcuni giornalisti mi avevano consegnato, nel corso della proiezione alla festa del cinema di Roma, la loro emozione, raccontandomi di essere stati profondamente toccati dal racconto. Mi hanno ringraziato, dicendomi di essere riusciti a capire grazie a questo docufilm qualcosa di più della storia del paese. C’è un unico filo conduttore che attraversa le diverse tragedie, la certezza che l’evoluzione del genere umano passa per la capacità di aiutarsi l’un l’altro, quello che è accaduto in Belice, ad Amatrice, all’Aquila, in Friuli, in Irpinia. In quei giorni terribili si aveva l’impressione che il bene comune non avesse colore con giovani di tutta Italia accorsi nei luoghi del disastro per offrire il proprio contributo”.

E’ lo stesso Preziosi a spiegare come “l’idea è nata da una conversazione con il presidente Mattarella, in occasione dell’anniversario dei 50 anni del sisma del Belice, celebrato a Gibellina. In quell’occasione mi era stato affidato il compito di tenere il discorso conclusivo. Si parlava di cinema civile, della funzione che il linguaggio cinematografico può svolgere quando sceglie di dare voce alla storia del paese. E’ nata così l’idea di scegliere i terremoti come punto di partenza per raccontare il paese, seguendo le tracce di una ragazzina di sette anni sopravvissuta al sisma. Ho scelto di partire dalle storie, dal valore della vita e delle persone, da quelle dei sopravvissuti a quelle di chi non c’era più per capire ciò che sarebbero potuti diventare. Nella ricostruzione di questo sguardo mi hanno aiutato le testimonianze di Pierluigi Bersani, uno degli «angeli del fango» durante l’alluvione di Firenze, del capo della Protezione Civile Angelo Borrrelli, di Erri De Luca, Francesco Merlo, Giulio Sapelli, Vittorio Sgarbi, Giulio Sapelli, Mario Cucinella e Grazia Francescato, così da abbracciare la letteratura, il giornalismo, l’arte, l’architettura, l’ambiente. Prezioso è stato anche il contributo di giornalisti come Gianni Festa e Salvatore Biazzo che ringrazio per la loro disponibilità”.

Sottolinea con forza come “il docufilm è dedicato a mio padre. Ricordo il suo sguardo quando gli dissi che il progetto sul sisma in Irpinia aveva ottenuto il sostegno di rai Cinema. La sua commozione è tra le emozioni più belle che mi porto dentro”. Spiega come raccontare il sisma si carichi di un forte valore simbolico “Il terremoto non è solo quello che si vive materialmente ma si fa metafora degli eventi che hanno scombussolato imprevedibilmente le nostre vite, con la consapevolezza che se qualcosa è accaduto una volta potrebbe accadere di nuovo. Questa valenza di metafora entra con forza anche nelle conversazioni con i testimoni. Il docufilm, prodotto da Khora film con Rai Cinema in associazione con Istituto Luce-Cinecittà e in collaborazione con Rai Teche, si fa narrazione delle tragedie della vita, un’autoanalisi dal punto di vista, culturale e politico, se per politica intendiamo l’attenzione al bene comune”.

Punto di partenza della ricostruzione i propri ricordi “Mio padre era sindaco dimissionario, in quei mesi ci sarebbe dovuto essere il passaggio di consegne. Avevo 7 anni, era una domenica pomeriggio, ero a casa di un amico. In Tv c’era il derby Inter Juve. Poi quel movimento ondulatorio e sussultorio. Ci siamo precipitati tutti per strada. Ricordo le luci di emergenza nella notte e la ricerca dei miei genitori che non erano con me, la paura di mia madre mentre cercava di avere mie notizie. Poi ci siamo trasferiti a Napoli, siamo tornati in Irpinia solo dopo tanto tempo. E’ incredibile come mentre il terremoto ci spinga in strada, il Covid ci spinga nel chiuso delle nostre case. Ci pensavo l’altro giorno”. Chiarisce come “ho scelto di non soffermarmi sulle polemiche legate alla ricostruzione ma mi piaceva che venisse fuori la forza del popolo italiano, da quello irpino a quello abruzzese. Spero quanto prima di poter organizzare una proiezione del film anche in Irpinia. Mi piacerebbe partire proprio da Avellino”. Ai Nastri d’argento “Le legge del terremoto” se la dovrà vedere con Massimiliano Palmese e Carmen Giardina e il loro «Caso Braibanti», Peter Marcias e «Nilde Jotti», Nella Condorelli («La storia vergognosa») e col figlio di Bud Spencer Giuseppe Pedersoli con la sua storia del film «La dolce vita».

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