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AVELLINO – Non risparmia stilettate al sistema scolastico italiano Ernesto Galli Della Loggia, editorialista del Corriere della Sera, ospite questo pomeriggio, alle 18, al Carcere Borbonico del confronto promosso da Ossigeno, a partire dal volume “L’aula vuota. Come l’Italia ha distrutto la scuola”, Marsilio. E’ lui stesso a spiegarci da dove partire nel processo di ricostruzione del sistema istruzione.
Perchè afferma che il declino del paese è strettamente collegato a quello della scuola?
“Perchè una scuola che va male fa andare male l’intero paese, al tempo stesso il declino del paese determina il declino della scuola. C’è un rapporto diretto tra livello dell’istruzione e qualità della vita nel paese. L’impressione è che l’Italia abbia mandato all’aria il sistema scuola che aveva rivestito un ruolo centrale nella costruzione dell’identità nazionale”.
In che modo i governi hanno mandato all’aria la scuola?
“Lo hanno fatto attraverso leggi sbagliate con l’idea di democratizzare la scuola a tutti i costi, di adeguarla alle esigenze di un paese in costante trasformazione e dei nuovi tempi. Certo, non era un compito semplice, si è pensato che costruire una scuola democratica significasse rinunciare alla meritocrazia, gestire ogni istituto in modo manageriale, come se fosse un’azienda che deve conquistare un mercato. Al punto che se le iscrizioni mancano gli istituti sono costretti a chiudere. Ma in questo modo l’Italia ha finito con lo snaturare la scuola e ciò che ha sempre rappresentato per il paese”.
Da dove ripartire allora per ricostruire la scuola in Italia?
“Non c’è altra scelta che smantellare il sistema ma non è cosa semplice. L’aver democratizzato la scuola ha significato illudersi che ciascuno potesse ambire al traguardo massimo del livello di istruzione e della carriera sociale. Ma questo non è possibile. Non possiamo pretendere che meccanici e idraulici siano laureati in ingegneria. Credo che il primo passo per cambiare il sistema sia quello di garantire un accertamento accurato del merito. Se qualcuno non riuscirà a terminare gli studi sarà, dunque, perchè non ne aveva le capacità. Ed è giusto ci sia una selezione. Altrimenti finiamo solo con il fare della scuola una fabbrica di studenti scontenti. Non possiamo garantire la promozione a tutti”.
Né la convince l’enfasi della didattiche moderne sul saper fare. E’ così?
“E’ accaduto che quest’attenzione alle competenze ha fatto sì che tutto il resto, a partire dall’accertamento delle conoscenze, passasse in secondo piano. Ma le competenze non sono altro che l’uso pratico del sapere. Assegnare centralità alle competenze finisce con il degradare il sapere umanistico a sapere di serie B mentre le materie umanistiche sono fondamentaliper la crescita dell’individuo”.
Cosa pensa, invece, della necessità invocata da più parti di rafforzare il legame tra scuola e mondo del lavoro?
“Sono assolutamente contrario ai percorsi di alternanza scuola lavoro. La scuola non deve preparare al mondo del lavoro, deve farlo conoscere ma non può diventare un’appendice di Confindustria, soprattutto tenendo conto che, dati i cambiamenti rapidissimi che vive il mondo del lavoro, finirebbe per preparare ad un contesto che i ragazzi troverebbero comunque diverso, al termine del percorso di istruzione. Non ha alcun senso”.
Che idea ha della scuola del Sud? Ritiene che il il livello di preparazione degli studenti meridionali sia davvero inferiore a quello delle scuole del Nord, come sembrerebbero affermare i test Invalsi
“C’è sicuramente nel Sud una fetta di corruzione scolastica, fatta di scarso livello di preparazione, familismo, sistema ancora basato su amicizie e raccomandazioni ma il vero male è l’altissimo tasso di abbandono scolastico. Poi, certo, ci sono scuole meridionali in cui la qualità dell’insegnamento non è elevata ma il problema è soprattutto quello della poca meritocrazia della nostra scuola. Tutto il sistema d’istruzione italiano finisce per promuovere anche i somari ma questo difetto mi sembra più diffuso nel Sud”
Esiste ancora una differenza forte, quindi, tra scuole del Nord e del Sud?
“Con la legge sull’autonomia, che è stata una jattura, si è imposto alle scuole di fare da sè, di contare solo sulle proprie forze. E in un ambiente più povero come quello del Sud è inevitabile che gli istituti abbiano a disposizione un minor numero di risorse e possano garantire un minor numero di attività e progetti agli allievi. Il risultato è che a prevalere è il più forte”
Intanto nei piccoli paesi del Sud molte scuole rischiano di chiudere
”Ma si tratta di un fenomeno legato alla denatalità che ormai caratterizza i paesi del Sud e alla desertificazione. Al tempo stesso è chiaro che si tratta di un circolo vizioso, se le scuole chiudono, ancora di meno i cittadini sceglieranno di restare e fare figli”
La scuola può essere il perno della rinascita del Sud?
”Certo, ma non mi sembra che oggi ci sia la più pallida speranza che questo possa accadere”

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