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Ancora troppi punti oscuri. Zone d’ombra sulle quali la Procura di Torre Annunziata intende vedere chiaro. E per questa ragione ha aperto un’inchiesta sul rogo a bordo dell’imbarcazione ormeggiata al porto di Marina di Stabia nel quale ha perso la vita Giulia Maccaroni, l’hostess di 29 anni di San Vito Romano (Roma): le ipotesi di reato sono incendio colposo, sommersione colposa e omicidio colposo. Per ora il fascicolo è a carico di ignoti.

Le domande alle quali cercano risposte gli inquirenti sono sostanzialmente due. La prima è legata alle ragioni che hanno prodotto il rogo, avvistato da alcuni addetti alla sicurezza in servizio presso l’area portuale dove era ormeggiato il veliero Morgane attorno alle 3 di notte tra domenica e lunedì scorso. Il secondo è invece relativo alla morte della giovane hostess: per ora la prima ipotesi è che sia rimasta uccisa a causa delle esalazioni prodotte dall’incendio, del quale si sarebbe resa conto in ritardo o addirittura non si sarebbe accorta perché dormiva.

Due quesiti cui i magistrati potranno dare risposte più chiare dopo l’esito degli esami supplementari che verranno effettuati sull’imbarcazione e sul corpo della ragazza. Per i primi, bisogna attendere che siano ultimate in primis le operazioni di recupero del veliero, parzialmente affondato proprio a causa dell’incendio. Operazioni che, se pur complesse, vanno avanti.

Nel frattempo è attesa anche la fissazione del giorno in cui verrà effettuata l’autopsia sul corpo di Giulia Maccaroni. Gli inquirenti sarebbero già in possesso dei filmati estratti dalla videosorveglianza presente a Marina di Stabia: immagini che mostrerebbero non solo i momenti che hanno preceduto il rogo, causato da uno scoppio avvenuto nella parte centrale del veliero, ma anche tutto quello che ha riguardato l’attività visibile a bordo dell’imbarcazione.

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