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In Italia la spesa di tasca propria per farmaci più elevata vede al primo posto Sud e le Isole con 23,5 euro l’anno; segue il Centro con 20,4 euro e il Nord con 14,3 euro. E’ quanto emerge dall’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, giunto alla sua ottava edizione, presentato ieri da Cittadinanzattiva- Tribunale per i diritti del malato nel corso di un webmeeting.

Nel 2019 la spesa totale privata per i farmaci (8.842 milioni di euro a carico dei cittadini) è aumentata di 463 milioni euro. Dei 1.581 milioni di compartecipazione, solo il 29% è riferibile al ticket fisso mentre il 71% è imputabile al differenziale di prezzo tra farmaco originator (brand) ed equivalente. A livello regionale, i valori più bassi di compartecipazione nella Provincia Autonoma di Bolzano (12,2 euro) e di Trento (13), in Valle d’Aosta (13,2) e Toscana (13,7); il valore più alto in Calabria (25,5), Lazio (25,3), Campania (25,3) e Sicilia (24,8).

E ancora, l’area geografica del Belpaese con i consumi più alti di equivalenti è rappresentata dal Nord e dal Centro d’Italia mentre Calabria, Basilicata, Campania, Sicilia, nonostante un lieve aumento nel consumo di questi farmaci, mostrano i valori più alti di spesa per gli exoriginatori. In Campania e Calabria “mancano mammografi, apparecchiature per Tac e risonanza magnetica”.

“Ben al di sotto della media nazionale per dotazione di mammografi (96,6 per 1 milione di abitanti), ci sono regioni del Sud come la Campania con 76,5 mammografi per un milione di abitanti e la Calabria con 86,6 – evidenzia il report – Stessa situazione per la Calabria e la Campania in merito alla dotazione di Tac (rispettivamente 17,8 e 16,1 con media nazionale a 19,9/1mln abitanti) e a quella di risonanze magnetiche (rispettivamente con 7,6 e 4,3 con media a 12)”.

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