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«Il vero miracolo è accorgersi degli altri, essere attenti ai bisogni degli altri. Quando una persona si rende conto che c’è attenzione nei suoi confronti si sente importante, si sente amata e solo se amata dà il meglio di sé». Sono le parole del nuovo arcivescovo di Napoli, don Domenico Battaglia. Nel corso della celebrazione per la Giornata della Vita ha evidenziato:

«Le persone che vivono in condizioni difficili non hanno bisogno di parole ma di condivisione. Gesù condivide la sofferenza. Il dolore non ha bisogno di una spiegazione ma solo di condivisione e Dio condivide sempre le nostre fatiche, le miserie». Da qui l’invito ai fedeli «ad avere cura delle relazioni: che siano davvero leali, sincere perché nelle relazioni ritroviamo la forza di essere noi stessi nella nostra autenticità e la prima relazione è con il Signore il cui amore rimette sempre in piedi, liberi per servire, per difendere la vita, per amare la vita con responsabilità ed essere soprattutto capaci di cogliere il passaggio di Dio ogni istante della nostra vita anche dove sembra difficile cogliere quella verità».

«Se ci facciamo raggiungere dalla tenerezza del Signore saremo capaci di rimetterci in piedi con la schiena dritta, con il coraggio di non arrendersi dinanzi alle difficoltà e anche quando la vita ci mette all’angolo dobbiamo continuare ad avere il coraggio di lottare perchè dentro abbiamo la forza e la tenerezza di Dio». Battaglia ha ricordato:

«Tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri e, come Gesù, dobbiamo imparare ad immergerci dentro la storia che significa essere fedeli a questa umanità, non fuggire, imparare ad essere presenti al nostro presente ma con il coraggio di essere sempre in piedi da risorti. Siamo destinati a camminare – ha aggiunto – ad andare avanti, a non fermarci ma dobbiamo farlo insieme con gli altri per riscoprirci sempre di più una comunità che cerca una speranza e che lotta per essa. Questo è il senso della celebrazione della vita e dobbiamo essere chiamati ad essere innamorati di quella libertà che ci permette di essere responsabili perché non c’è libertà senza responsabilità e soprattutto oggi responsabilità significa prendersi cura della vita.

E’ facile molte volte vivere la nostra fede dentro un chiesa, dentro un tempio. E’ molto più difficile vivere la fede fuori dalla porta di quel tempio, dentro le nostre case, nella nostra quotidianità ma oggi più che mai abbiamo bisogno di tornare a essere credibili perché solo la credibilità ci aiuta davvero a vivere fino in fondo la bellezza del Vangelo. Tutti insieme siamo chiamati fuori da quella porta ad annunciare la bellezza del Vangelo che cambia la vita, che ci riempie la vita”.

Dall’arcivescovo l’invito ai fedeli ad imparare da Gesù «i gesti della prossimità, ad avvicinarsi anche in questo momento in cui stiamo sperimentando le distanze a causa della pandemia. Avvicinarsi è imparare a stare davanti alla presenza dell’altro per cogliere il mistero della vita, dell’altro con la capacità di toglierti i sandali perché l’altro è sempre terreno sacro, come lo è la tua vita”.

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