X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

Napoli – Anche quest’anno, a causa della crisi sanitaria determinata dalla pandemia da Covid-19, non ci sarà la processione che, secondo la tradizione, nel pomeriggio del sabato che precede la prima domenica di maggio, si è sempre tenuta dal Duomo alla chiesa di Santa Chiara, con la Teca contenente il sangue e con il busto del Santo Patrono di Napoli e della Campania, unitamente alle statue di alcuni santi compatroni.

Lo comunica la Curia partenopea. “In tale occasione – spiegano dalla Chiesa di Napoli -, si verificava (quasi sempre) l’evento prodigioso della liquefazione del sangue del martire Gennaro. La processione si svolgeva in ricordo della traslazione delle reliquie del Santo dal cimitero posto nell’agro marciano, nel territorio di Fuorigrotta, fino alle Catacombe di Capodimonte, poi denominate, per questa ragione, di San Gennaro”.

Questa processione era detta anche “degli infrascati”, per la consuetudine del clero partecipante di proteggersi dal sole, coprendosi il capo con corone di fiori. Ne è memoria la corona in argento che sovrasta il baldacchino che, in pubblico, custodisce la teca con il sangue del Santo e che porta al centro un enorme smeraldo, di provenienza centroamericana, dono della città di Napoli. Anche nella ricorrenza di quest’anno ci sarà dunque soltanto la celebrazione eucaristica nella chiesa cattedrale, con la presenza complessiva di duecento persone.

La teca con il sangue di San Gennaro viene tirata fuori dalla cassaforte, nella cappella a lui dedicata, a cura dell’arcivescovo metropolitano don Mimmo Battaglia, assistito dall’abate monsignor Vincenzo De Gregorio e dal sindaco Luigi de Magistris, per statuto presidente della Deputazione, nonché dal governatore della Regione, Vincenzo De Luca. Presenti il parroco monsignor Enzo Papa, il cerimoniere e due delle ‘parenti’ di San Gennaro. La teca, in processione, viene portata sull’altare maggiore del Duomo per dare inizio alla celebrazione eucaristica. Se si verifica la prodigiosa liquefazione del sangue, l’arcivescovo lo annuncia all’assemblea mentre c’è lo storico sventolio del fazzoletto bianco a cura di un rappresentante della Deputazione.

Al termine, l’arcivescovo porta la teca sul sagrato della Cattedrale per mostrarla idealmente alla città e benedire tutti i napoletani e i campani. Quindi, ritorna sull’altare maggiore per la benedizione finale. Nei giorni successivi, dal 2 al 9 maggio, a partire dalle ore 9 fino alle ore 12,30 e dalle ore 16,30 alle ore 19, i fedeli possono portarsi in cattedrale, all’altare maggiore, per pregare davanti alle reliquie e venerare il Santo patrono. Alle ore 9, alle ore 10 e alle ore 12 dei giorni feriali, nonché alle ore 18,30 la celebrazione della messa.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE