X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

napoli – C’era una volta Whirlpool a Napoli. Nonostante il pressing a tutto campo di governo e sindacati, la multinazionale degli elettrodomestici tira dritto: cesserà di produrre le sue lavatrici di alta gamma nel sito campano dal 31 ottobre 2020. L’esecutivo studia già un piano B con tre soggetti in lizza, ma il percorso per evitare esuberi rispetto ai 400 dipendenti attuali appare molto impervio.

La conferma delle intenzioni aziendali arriva durante un duro confronto in videoconferenza al Mise tra il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, il ministero del Lavoro, il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, Invitalia e Whirlpool stessa.


Il colosso Usa ha confermato il suo piano industriale per l’Italia 2019-2021, che prevede lo stanziamento di 250 milioni fino al 2021 nonostante i rallentamenti del Covid, ma senza Napoli. Il motivo? “Abbiamo investito 100 milioni di euro negli ultimi 10 anni ma purtroppo non ci sono più le condizioni di sostenibilità economica”, ha spiegato l’ad Luigi La Morgia secondo quanto riferiscono fonti sindacali. Non serve a nulla la proposta last minute di Provenzano, che offre un taglio del 30% del costo del lavoro per tutte le aziende del Mezzogiorno. Da parte di Whirlpool c’è la disponibilità a “collaborare” con il governo per trovare una soluzione per il sito, ma l’esecutivo reagisce così con Patuanelli: “La strada maestra rimane la continuità produttiva in Campania. Stiamo facendo il massimo, di più non possiamo fare. Questo piano industriale ha delle carenze e limitazioni eccessive, cancella una parte importante del piano “.

Ottobre però alle porte e serve subito un’alternativa concreta.
La svizzera Prs, Passive Refrigeration Solutions, si è tirata fuori dalla partita ormai da mesi e Invitalia sta provando a trovare soggetti validi per il rilancio in loco. Per la ricollocazione dei lavoratori il dirigente di Invitalia Roberto Rizzardo ha parlato durante la riunione di di Adler group e Htl fitting, soggetti che sarebbero di fatto complementari. Nel primo caso si parla del settore Avio (15,3 milioni per 52 occupati), con la stessa azienda che per l’automotive sarebbe pronta a garantire altri 18,6 milioni per circa 20 posti di lavoro dedicati alla produzione di batterie all’idrogeno.


Sempre per l’auto ecco che Htl punterebbe alla localizzazione per un ampliamento produttivo, con una spesa tra i 2 e i 10 milioni per arruolare 50-60 persone. C’è poi un terzo operatore di filiera, con il nome ancora top secret, che occuperebbe circa 150 persone. In totale le tre opzioni potrebbero riassorbire circa 270-280 lavoratori.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE