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NAPOLI- Sulle diatribe che stanno frantumando il mai troppo compatto schieramento di centrodestra ieri è intervenuto anche Antonio Polito sul CorrMezz: «Oggi la destra partenopea si è ridotta a dover rinunciare a presentarsi con il suo volto, e a ricorrere a un candidato che dichiara apertamente di non avere nulla a che fare con la sua storia e i suoi valori».

Un vulnus politico-ideologico – peraltro già segnalato illo tempore dagli ultimi colonnelli della vecchia guardia (molti ricordano la freddezza con cui fu accolto Maresca a un convegno organizzato da Controcorrente al Maschio Angioino) – apparentemente decisivo.

E sempre a proposito di commenti di spessore, va ricordato anche quello apparso sul “Mattino” di ieri e dedicato al singolare fenomeno che ha caratterizzato queste amministrative, da qualcuno definito “Sindrome dell’incontrollabile proliferazione delle liste”.

Ecco le parole (come sempre incisive) di Adolfo Scotto di Luzio: «Più che di elezioni, si tratta di un circo Barnum di microinteressi messi insieme secondo linee di composizione che ricalcano nient’altro che i movimenti erratici di singoli impresari politici in cerca della collocazione più efficace. Il punto, allora, è il seguente: in che modo Napoli volterà pagina?

In che modo, sulla base di simili presupposti, il nuovo sindaco potrà offrire ad una città stremata da dieci anni di improvvisazione una compagine politica che non sia la riedizione sotto bandiere diverse dello stesso principio di governo per mezzo di ammucchiate che ha dominato la recente esperienza amministrativa?».

Il noto sociologo ha quindi concluso: «Dopo dieci anni di paralisi amministrativa e di declino urbano non era arrivato il momento della novità?Aguardare i due maggiori competitor di questa partita non si direbbe proprio. Evidentemente, non basta essere nuovi per dare al preteso cambiamento una qualche sostanza». Niente sconti, a nessuno, dunque, come è giusto che faccia un intellettuale degno di questo nome, anche perché di saldi (e relativi pezzotti) in politica ce ne sono stati sin troppi sulle rive del Golfo. Al prossimo sindaco il gravoso compito di dimostrare il contrario.

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