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Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli

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Il disastro del Comune di Napoli ha i suoi responsabili.  La Sinistra e il centrosinistra, infatti, conquistano palazzo san Giacomo ininterrottamente dal 1993, dall’elezione diretta dei sindaci, o addirittura negli ultimi 45 anni da quella del compianto Maurizio Valenzi.

Questa volta non regge lo scaricabarile tra coalizioni di opposto colore politico per capire l’estrazione dei responsabili di questa sciagura amministrativa-finanziaria. È un atto di coraggio amministrare oggi nei comuni, 812 in Italia di cui ben 627 nel Mezzogiorno, sull’orlo del fallimento dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato lo “spalmadebiti” a 30 anni.

Tra le città a rischio default c’è Napoli, la città che andrà al voto in autunno e che è in pre-dissesto dal 2013. Oltre a una rata di circa 70 milioni di euro che sborsa il comune per smaltire il debito, occorrono altri 270 milioni, un decimo del debito complessivo di Napoli che ammonta a 2,7 miliardi. Ma sono tante le facce nere della medaglia.

Dall’ incapacità dell’Ente di dismettere il patrimonio immobiliare, perché erano stati messi a bilancio circa 80 milioni ma ne sono arrivati appena 7 nel bilancio 2019, all’incapacità di riscossione delle tasse, che è ferma ad una media del 45%. Ma la Corte Costituzionale si era già espressa sulla contabilità di palazzo san Giacomo. Lo aveva fatto nel 2019, quando il Comune utilizzò 1,4 miliardi di anticipazione di liquidità dello Stato non per pagare i creditori ma per abbattere il debito.

Uno scenario da brividi che ha (ri)conquistato la ribalta nazionale dopo il no dell’ex ministro del governo Conte, Gaetano Manfredi, alla proposta di candidatura a sindaco di Napoli da parte dell’asse Pd-M5s. Inutile prendere in giro i cittadini con il politichese. Così Manfredi ha dato spazio all’operazione realtà, senza peli sulla lingua.

«I più deboli – ha scritto, tra l’altro, in una lettera aperta – pagherebbero il prezzo più alto. Sarebbe una fase lontana dalla mia visione di società e dai miei valori. Soltanto un intervento legislativo di riequilibrio – un immediato, incisivo e concreto “Patto per Napoli”» – può garantire alla città un futuro di sviluppo. Un Patto privo di artifici contabili, colmo di realtà, basato su uno stralcio del debito con un commissario straordinario come fatto per Roma e un piano straordinario di investimenti nazionali e regionali.

Un Patto per un nuovo slancio della comunità partenopea, coinvolta con le sue migliori risorse nell’amministrazione della città. Un Patto fra tutti coloro che vogliono bene a Napoli: imprenditori, civici, rappresentanti delle associazioni e del mondo del lavoro. Perché i soldi da soli non bastano, sono soltanto una precondizione: a Napoli servono anche risorse umane di primo livello, decise a impegnarsi per la rinascita della città, a cominciare dalla giunta comunale, che dovrà essere di altissimo profilo e con le mani libere».

Sulla situazione disastrosa delle casse del capoluogo campano c’è chi, come l’europarlamentare di Forza Italia, Fulvio Martusciello, chiede l’invio degli ispettori ministeriali per far luce sull’ammontare effettivo del debito. «Le dichiarazioni di Manfredi sul deficit del Comune di Napoli fanno il paio con tutti gli allarmi che il centrodestra ha attivato sul tema in questi anni – ha aggiunto -. È giunto il momento che il Ministero invii gli ispettori per conoscere l’entità del debito, e da dove è originato. Non è solo colpa di de Magistris, ma anche delle giunte di centro sinistra che lo hanno preceduto».

DE MAGISTRIS CONTRATTACCA

A chi lo ha accusato di essere tra i responsabili il primo cittadino in carica ha replicato a muso duro. «Hanno capito che significa amministrare Napoli, stanno capendo, interessante questa cosa» ha detto commentando la decisione di Manfredi di rinunciare, almeno per il momento, alla sua candidatura a sindaco di Napoli per il centrosinistra unito. Nella lettera Manfredi ha lanciato l’appello, poi colto dalle forze parlamentari di centrosinistra, di un “Patto per Napoli”, vista la situazione di rischio default dell’Ente.

«Una precisazione – ha aggiunto de Magistris – la situazione è diventata drammatica non per responsabilità di questa amministrazione, che ha chiuso l’ultimo suo bilancio nell’autunno 2020, adesso siamo in proroga e una sentenza della Corte costituzionale, che non condividiamo per nulla noi sindaci d’Italia, ha bocciato un provvedimento del governo, non qualcosa dei Comuni. Un provvedimento giusto – dice il sindaco di Napoli – che consentiva ai Comuni che hanno un debito storico, tra cui Napoli, ma anche altre centinaia di Comuni, di spalmarlo in trent’anni invece di farlo addirittura in un anno per chi va a votare adesso come noi e per gli altri in tre anni. Un miliardo e mezzo di tagli dei governi compreso quello del partito a cui fa riferimento in qualche modo Manfredi. Leggi che hanno soffocato i Comuni, adesso mi fa piacere che tutti, Roberto Fico, Gaetano Manfredi, si stanno rendendo conto di cosa è significato amministrare questa città senza soldi, con un debito ingiusto ereditato, e nonostante questo la lasciamo molto più sicura di quello che si pensa».

GLI SFIDANTI

«Il candidato di Pd e M5s chi sarà? Alessandra Clemente». Questa la risposta del sindaco de Magistris, in relazione al possibile candidato dell’alleanza stipulata tra il Pd di Napoli e il Movimento 5 stelle all’indomani della rinuncia di Manfredi a scendere in campo. La candidatura di Clemente, assessore della Giunta de Magistris, è stata lanciata dall’ex pm già a ottobre.

Dopo il no dell’ex rettore della Federico II (“Gaetano Manfredi sarebbe un ottimo sindaco. La città di Napoli ha bisogno di una personalità importante” ha sostenuto Leo Annunziata, segretario dei dem campani), l’asse Pd-m5s ha due alternative: il presidente della Camera, Roberto Fico, e il sottosegretario Enzo Amendola, quest’ultimo nome molto caldeggiato dal leader di Azione, Carlo Calenda.

Chi è sicuro di far parte della competizione elettorale è Antonio Bassolino, già sindaco di Napoli dal 6 dicembre 1993 al 24 marzo 2000 e presidente della regione Campania dal 18 maggio 2000 al 17 aprile 2010. A sostenerlo liste civiche e la Sinistra. «L’enorme confusione che regna sulle prossime elezioni comunali mi dovrebbe far piacere ed invece rattrista perché aggrava ancora di più la situazione – ha sottolineato ieri l’ex primo cittadino partenopeo -. Mi sono candidato – ricorda l’ex governatore – da oltre 3 mesi su sollecitazione di tante persone e ben sapendo che la città è gravemente dissestata. Di fronte a noi – dice Bassolino – si profila un cammino tutto in salita: è davvero molto difficile ma non impossibile».

«Abbiamo l’accordo, anche con Giorgia Meloni». A dare l’ennesima certezza su Napoli per le prossime comunali è stato ancora una volta Matteo Salvini. Il leader del Carroccio ha fatto intendere che non vi sono ostacoli lungo il percorso che porterà ufficialmente l’ex pm della Dda ora sostituto procuratore generale a Napoli, Catello Maresca, a scendere in campo come sindaco civico sostenuto della coalizione di centrodestra.

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