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Antonio Bassolino è una figura iconica della politica e dell’ immaginario collettivo della città di Napoli. È stato Ministro del lavoro e della previdenza sociale nel primo Governo D’Alema, deputato dal 1987 al 1994, nel gruppo PCI – PDS, sindaco di Napoli dal 1993 al 2000, presidente della Regione Campania dal 2000 al 2010. Esponente storico del Partito Comunista Italiano, del Pds e dei Ds ed è stato tra i fondatori del Pd. Ora ha deciso di rimettersi in gioco annunciando, il 13 febbraio scorso, la sua candidatura a sindaco di Napoli. E lo fa da indipendente, senza i partiti. Lo fa per i napoletani.

Lei è un esponente della sinistra ma senza un partito, perché?
Sono un candidato indipendente e sono una persona di sinistra, sono uno dei fondatori del Pd ma anche e sopratutto sono un uomo delle istituzioni. Mi rivolgo a tutti i cittadini napoletani, del più diverso orientamento politico, di sinistra, di centro, di destra. Mi rivolgo in particolar modo alle persone che da tempo non vanno più a votare e che fanno parte dell’ enorme partito degli astenuti.

Perché tanti astenuti?
Non è come una volta, ai tempi dell’uomo qualunque. Oggi molti si astengono per una scelta politica. Io voglio conquistare e spostare i voti da questo grande mare dell’astensionismo. Mi rivolgo anche alle tante persone che quando voteremo per il parlamento sceglieranno a quale forza politica dare il proprio consenso ma, ora invece al Comune, per eleggere il sindaco, vogliono votare in maniera liberamente. Per me Napoli viene sopra ogni interesse di parte, la città è la città e non è giusto che Roma scelga i candidati. Sono i napoletani che devono eleggere il loro sindaco e i napoletani sanno che, quando ho fatto il sindaco, ho fatto il sindaco di tutti. Per questo posso dire ai cittadini: alle Politiche si vedrà, adesso votiamo per noi, per Napoli, per la nostra città. Dobbiamo metterci assieme e unirci al di sopra e al di là degli spiriti di parte.

Senza partiti, la strada è tutta in salita.
Sì, parto in salita proprio perché mi presento da indipendente. Però se ho fatto questa scelta è perché mi hanno spinto tanti cittadini, tanti cittadini anche politicamente lontani dalla mia storia. Sono stati loro a dirlo: ‘Poi a Roma voterò per la Meloni, per Forza Italia, per il Pd ma ora vi dovete candidare a Napoli’. So che è una strada in salita però so scalare una montagna, passo dopo passo. E so misurare i passi. La strada è lunga.

C’è tempo fino ad ottobre.
Si è votato in tutta la Francia alle Regioni e invece in Italia le amministrative sono state rinviate a ottobre. Dicevo che so misurare i passi, giro quartiere per quartiere, faccio riunioni nei palazzi, cammino, corro, guardo le persone negli occhi. Faccio questa battaglia perché tanti cittadini mi sono stati vicino, mi hanno dimostrato affetto anche nei movimenti difficili: 19 processi tutti conclusi con piena assoluzione, tanti cittadini, anche diversi dalla mia storia, si sono comportati meglio di tanti dirigenti del partito che ho contribuito a fondare. E’ per Napoli che faccio questa battaglia, per questa città, ben sapendo che fare il sindaco a Napoli oggi è una impresa durissima ma anche bellissima.

A proposito, il Pd non la sostiene
Per mesi e mesi ho aspettato una riflessione da parte del partito. Prima di candidarmi era già chiaro che la spinta veniva da diverse parti della città. Mi sono candidato quattro mesi fa: il 13 febbraio quando a Palazzo Chigi si è insediato Mario Draghi. Quella mattina, quando ho sciolto il nodo, guardando Draghi ho visto Carlo Azeglio Ciampi. Se i cittadini mi ridaranno fiducia voglio avere un forte rapporto di collaborazione con Draghi e tutto il governo, con i ministri del Pd e di Articolo Uno, di Forza Italia, della Lega. Perché per un sindaco è fondamentale saper collaborare con la Regione e con il Governo. Quello che mi ha colpito è che malgrado i miei inviti, non ho sentito da parte dei dirigenti del Pd un parola sul perché il partito non potesse sostenere una mia candidatura.

Secondo lei perché?
Negli anni della solitudine, diversi dirigenti del Pd non sono mai riusciti a dire: fiducia nella giustizia e fiducia in Antonio Bassolino. Ci conoscevamo da una vita e sapevano che non avevo fatto le cose di cui mi si accusava. Ma non sono riusciti a dirlo e hanno talmente sbagliato che poi quando venivano le assoluzioni, fino alla diciannovesima, non riuscivano a dirsi pubblicamente contenti non avendo speso in precedenza una parola per Antonio Bassolino. Non guardo indietro, non guardo a questi anni di solitudine, non guardo al fatto che per mesi e mesi, malgrado i miei inviti il Pd non abbia voluto riflettere sulla mia candidatura. Io guardo alla città, ai problemi che bisogna affrontare. E penso di sapere quanto è dura la città da governare.

Come è messa la città?
Molto male. Le buche, i marciapiedi scassati, i parchi chiusi, l’impoverimento generale cresciuto ancora di più con la pandemia, le diseguaglianze che sono aumentate, le tante famiglie in difficoltà, troppe persone fuori dalle mense dei poveri, fuori al Monte dei Pegni. E’ dura, è dura, però assieme a questa situazione così difficile abbiamo anche una grande opportunità per le risorse del Recovery.

Il Recovery è anche un modo per riequilibrare il rapporto tra aree interne e zone costiere?
Sono risorse importanti: possiamo innescare un meccanismo virtuoso, stimolare investimenti privati, internazionali, nazionali, locali. Ecco la grande opportunità per tutti noi, per le aree interne della Campania. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, abbiamo bisogno del Nord e il Nord del Sud. Assieme possiamo uscire dalla crisi. Dipende da noi saperci muovere con intelligenza, creare fiducia reciproca e avere fiducia in noi stessi. Questa è la sfida. Voglio metterci tutta la mia passione.

Che cosa le dice la gente che incontra per strada?
Ogni giorno vado in qualche quartiere, guardo le persone negli occhi e cerco di imparare, capire cosa vogliono. Vogliono le piccole cose della vita quotidiana: la sicurezza stradale, la sicurezza sociale, non sentirsi soli e abbandonati, i diritti di oggi.

Ad esempio?
Mi ha detto qualche giorno fa una persona che abita al Vomero e che deve rinnovare la sua carta di identità che si è prenotato e gli è stato fissato un appuntamento per il 22 gennaio del 2022 nel quartiere Stella. All’epoca della informatizzazione, della digitalizzazione, dovrebbe bastare un clic. Il Recovery ad esempio è una occasione per la digitalizzazione della pubblica amministrazione in tutto il Mezzogiorno. Sono queste le grandi sfide che dobbiamo affrontare e vincere con l’aiuto di tutti.

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