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 ROMA – Tre tiri in porta degli avanti biancocelesti, uno dei quali di poco alto sulla traversa, un gol, con elevazione di immobile, tale da annichilire Maksimovic, fermo e legnoso come mai, e l’ultimo, di un soffio accanto al palo di sinistra della porta difesa da Ospina , da parte di Caicedo. E per il Napoli, solo due preoccupazioni per Reina, un rigore in movimento per Ruiz, senza la precisione che ci si aspetta da lui, ed un tiro a giro di Zielinski che ha fatto venire alla mente la gara dello scorso anno all’Olimpico, ma respinta con classe dal portiere ex azzurro, ora in forza alla squadra della capitale.

Undici pastori, quelli che si sono presentati a Roma (ma hanno giocato?), privi di mordente, privi di ogni velleità agonistica, assenti in qualunque zona di campo, con alcuni di loro, ben disposti ad immolarsi per la rinascita del team di Inzaghi, e nell’ordine segnaliamo Rui, del quale non abbiamo dimenticato le fesserie della Champion’s di due anni addietro, che costarono l’eliminazione dagli ottavi, Koulibaly, già in difficoltà, prima di avvertire dei fastidi muscolari, Maksimovic, preso dal mancato rinnovo di contratto ( ADL non vuole riconfermarlo), Petagna, sempre a far muro contro muro con l’avversario di turno, senza cercare mai di liberarsi della marcatura, Zielinski, completamente avulso dalla manovra, Politano, sistematicamente fermato dal primo laziale che gli si faceva incontro, insomma una squadra rabberciata sì, ma che almeno avesse profuso coraggio e vis pugnandi.

Niente, proprio niente, nemmeno la grinta che almeno li avrebbe premiati per l’impegno: nulla, e l’elogiare Lozano, unico a combattere, per poi rimetterci una caviglia, al punto da dover essere portato a braccia fuori dal campo, e lasciare lo stadio, addirittura con le stampelle, non può che accrescere la rabbia, la delusione, la scarsa determinazione, che ci si aspetta da chi fa panchina, e dovrebbe, condizionale da utilizzare, sputare sangue per ottenere maggiore fiducia dal tecnico e non attendere gli infortuni per indossare la maglia da titolare.

Ed ora l’infermeria è piena: Mertens rientrerà a gennaio, così Osimhen, Lozano è in attesa di sentenza dagli esami radioscopici, e sarà sufficiente il capitano Insigne per risorgere? Come è spiegabile, caro Gattuso, che mercoledì scorso, al Meazza, con gli stessi uomini (il belga infortunatosi dopo un quarto d’ora) ed il solo Manolas a giocare da titolare nel ruolo di centrale, hai fatto vedere i sorci verdi all’Inter, ed ora hai proposto uno spettacolo che definire indecente ed offensivo, è davvero poco? Stanchezza? Una seppur piccola giustificazione la possiamo consentire a Koulibaly, che ha giocato sin qui tutte le partite, comprese quelle di Coppa, ma gli altri? Giuntoli, nel pre partita, ha dichiarato che la società si muoverà, nell’imminente mercato di gennaio, con sole due cessioni ( Milik e Llorente ndr) e la “rosa” rimarrà inalterata? Non pensiamo che una partita sbagliata (attenuante da concedere?) debba stravolgere i piani, ma a questo punto occorre ragionare sugli obiettivi: raggiungimento del quarto posto per l’accesso alla massima competizione europea? Cercare di arrivare fino in fondo in Europa League? Bissare la coppa Italia? Oppure sperare di risalire la classifica, e lo sapremo nel giro di ventiquattro ore, con la restituzione del punto di penalizzazione, e confidare nella ripetizione della partita allo Stadium contro la Juve?

A proposito, c’è anche la Super Coppa da disputare contro la squadra di Pirlo, sempre nel mese di gennaio: se dovessimo presentarci a questo appuntamento con gli uomini in queste condizioni, che senso avrebbe affrontate i bianconeri che hanno raggiunto la quadra e che possono permettersi cambi a go-go, senza, come invece successo ai partenopei, scombinare tattica e prestazione? Mercoledì al “Maradona” arriva il Toro, assetato di punti, e stante la vicinanza del Santo Natale, non vorrete mica vestirvi con il completo rosso e la barba bianca, e distribuire doni…?

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