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Napoli – Lecce 2-3

NAPOLI: Ospina 5, Di Lorenzo 5, Maksimovic 6, Koulibaly 5, Rui 6,5 , Lobotka 5 (46’ Mertens 6), Demme 5,5 , Zielinski 5, Politano 5,5 (62’ Callejon 6), Milik 5 , Insigne 5,5 (76’ Lozano 6).
In panchina: Meret, Karnezis, Allan, Callejon, Ruiz, Llorente, Lozano, Luperto, Mertens, Hysaj, Manolas.
All. Gennaro GATTUSO 5
LECCE: Vigorito 6, Rispoli 6,5 , Lucioni 6,5 , Rossettini 6, Donati 6,5 , Mayer 6 (68’ Petriccione 6), Deiola 6 (90’ Paz), Barak 6,5 , Saponara 7, Falco 6,5 (75’ Mancosu 7), Lapadula 7.
In panchina: Chironi, Sava, Vera, Shakov, Monterisi, Calderoni, Maselli, Rimoli, Dell’Orco
All. Fabio LIVERANI 7
Arbitro: Giua di Olbia 4 – Guardalinee: Galetto e Rocca – Quarto uomo: Fourneau
VAR: Abisso – Avar: Del Giovane
Marcatori: 29’ Lapadula (L), 48’ Milik (N), 61’ Lapadula (L), 82’ Mancosu (L), 90’ Callejon (N)

Note: terreno in discrete condizioni in una giornata soleggiata con temperatura accettabile. Spettatori presenti oltre quarantacinquemila con un paio di centinaia di tifosi salentini. Ammoniti: Koulibaly (N), Zielinski (N), Rispoli (L), Milik (N), Vigorito (L), Rui (N), Demme (N), Petriccione (L). Calci d’angolo 10 a 4 per il Napoli. Recuperi: 1’ e 5’.

NAPOLI. Doveva essere gioia e continuità per il Napoli ed invece si è ritrovata Giua e saltuarietà, continuando nell’ampliare il registro delle sconfitte interne, emorragia di punti che sembrava essersi stoppata con le vittorie ai danni della Juve e della Lazio. Al primo va imputata una direzione di gara fallimentare, tale da irretire i calciatori azzurri, sovente bersaglio di falli non fischiati, tra i quali si erge a “capolavoro” l’intervento di Donati che colpisce senza mezzi termini il polacco sul piede sinistro, e, frapponendo ostacolo con il piede, fa “volare” Milik per le terre. Per il secondo motivo, le colpe vanno divise tra tecnico e difensori, al primo per la presunzione di far giocare dopo tanto periodo di assenza, sia Politano che Koulibaly e Maksimovic, rimettendo sull’out destro Di Lorenzo che pareva essersi finalmente ritrovato nel ruolo di centrale, mentre ai calciatori va assegnata la palma dei distratti e superficiali nelle marcature. Nulla da eccepire sulla tattica dei leccesi, capaci di distruggere le geometrie dei partenopei e di sistemare le proprie, in difficoltà solo per i primi venti minuti, durante i quali i padroni di casa macinavano gioco ed occasioni, ma senza né trovare precisione nelle conclusioni e non consentendo agli avversari di varcare la metà campo. Tutto lasciava presagire una passeggiata, forti anche dell’entusiasmo che, ancora una volta, i supporters mostravano con la presenza massiccia sugli spalti, eppure il Napoli riusciva a farsi del male da solo, concedendo ai salentini completamente la fascia sinistra dello schieramento giallorosso, dove giganteggiava Saponara coadiuvato da Donati, che sebbene avesse patito la prima fase a cospetto di  Politano, riusciva ad impadronirsi di quel settore da dove partivano i pericoli per i partenopei: al 29’ Saponara si liberava sull’out, consentiva a Falco di tirare in diagonale, e sulla respinta debole ed errata di Ospina, il tap-in di Lapadula annichiliva tifosi e squadra, al punto da far ragionare Gattuso sull’innesto di ben cinque giocatori rispetto alla gara di Genova, e provvedere ai cambi che, tra l’altro, in quella gara furono significativi. A riposo Lobotka, decisamente a disagio in un centrocampo che si avvaleva della presenza di Politano, portato il più delle volte ad intasare le vie centrali, e con Zielinski che non riusciva a farsi largo tra le strette maglie del Lecce arroccato nella propria tre quarti, il tecnico decideva di inserire Mertens per dare respiro anche sul settore sinistro per rinforzare la linea che con Rui ed Insigne riusciva poche volte ad impensierire la retroguardia avversaria. I frutti erano immediati, Demme (48’) apriva per Insigne che vedendo il belga corrergli al fianco, gli serviva il pallone per consentirgli un cross al bacio per il libero  Milik, che da pochi passi trovava l’ausilio della traversa per realizzare il pari, nonostante non avesse avversari tra lui e la porta….Comunque la partita si rimetteva in sesto, ed ai tanti presenti dava l’impressione, il Napoli, di tornare al livello dell’inizio di gara, ma nel mentre la pressione si acuiva, un perfetto palleggio degli uomini di Liverani, con pallone scambiato tra di loro senza alcun intralcio da parte degli azzurri, la sfera veniva calciata con precisione da Falco (61’) a centro area per Lapadula che anticipava Di Lorenzo e girava a rete di testa, superando ancora Ospina. Lo spirito battagliero dei partenopei, benchè non supportato da un gioco arioso, spumeggiante, incisivo, trovava riscontro in continui tentativi di ribaltare il risultato, ma la “gaffe” clamorosa di Giua , colpevole anche di presunzione ingiustificata e di atteggiamento provocatorio, soprattutto con il labiale che recita, “decido io” quasi a voler rendere inutile e insignificante un’apparecchiatura costata milioni di euro, comprendendo in queste spese anche l’utilizzo di due arbitri che operano con l’ausilio di monitor che inquadrano le azioni di gioco da diversi versanti. Ed a ritornare con la memoria, sempre con il “sardo” ( opera con la sezione di Olbia) ad arbitrare Juventus – Genoa di questo campionato, con un rigore dubbio dato alla Juve al 96’, senza ricorrere al VAR, ( Ronaldo che viene toccato leggermente, ma poi si trascina il piede per simulare la caduta) con un’espulsione ingiusta decretata ai danni di Cassata (Genoa) ad inizio secondo tempo , non può che incrementare perplessità sulle capacità di  Giua, supponente in questa occasione, spegnendo in tal modo la reazione dei padroni di casa. Ammonire Milik per simulazione è la conferma di averci capito poco o niente, lasciando correre, nel prosieguo della partita, falli evidenti e marchiani ai danni degli azzurri. Il Napoli cala anche fisicamente, ed i salentini continuando nella semplice, razionale e lineare condotta di gioco non soffrono più di tanto e ripartono in velocità occupando gli ampi spazi che i partenopei gli offrono, in modo da concretizzare la superiorità all’82’, su punizione decretata per fallo di Rui, costretto a fermare Saponara che si avviava incontrastato verso l’area degli azzurri: Mancuso si sistema la palla e colpisce di potenza lanciando la sfera contro il palo e indi in rete vanificando il tuffo sulla propria destra di Ospina, trafitto per la terza volta. Nuova reazione degli uomini di Gattuso e su lancio di Demme e svirgolata di lucioni, Callejon in acrobazia riduce lo svantaggio, ma nei 5 minuti di recupero il solo Lozano riesce a centrare la porta di Vigorito, ma scagliando la sfera sui pugni del portiere fermo davanti a lui. Il Lecce si vendica della partita dell’andata ed annulla in un solo pomeriggio il tentativo del Napoli di agguantare la zona Champion’s, che sembrava alla portata dopo le prestazioni degli ultimi quindici giorni. Ed ora? Che Gattuso riordini le idee, che cerchi la formazione base da utilizzare nei prossimi “pesanti” appuntamenti, partendo dal match di andata della semifinale di coppa Italia in quel di Milano il prossimo mercoledì, e non stravolgendo l’undici che sembra più equilibrato e convincente (quello contro la Sampdoria, per intenderci)

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