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NAPOLI – Parafrasando i semi delle carte da gioco napoletane, ci è rimasto un solo simbolo che ancora non risponde alla stagione, per certi versi altalenante, per certi altri deludente, del team azzurro: di bastoni ne sono stati ricevuti a valanga, ultimi in ordine di tempo le tre mazzate incassate dal Lecce, di spade sguainate ne abbiamo viste poche, e si contano sulle dita di una mano, le due prestazioni contro il Liverpool e a dispetto di Lazio e Juve, mentre di denari, mai come queste campagne di compravendita 2019/2020, il De Laurentiis ne ha tirato fuori un bel malloppo, e quindi non ci restano che le Coppe ( Italia , perché per quella dalle grandi orecchie il sorteggio non ha riservato particolari , se non flebili, speranze). Primo atto nello stadio che ha esaltato la squadra di Conte, per niente annichilita dal doppio vantaggio acquisito dai cugini rossoneri nell’arco di soli 45 minuti, anzi ringalluzzita dalle parole, poche e dure, nell’intervallo, profferite dal tecnico, per mettere a segno una quaterna nello stesso spazio temporale: al Meazza, non contro gli invincibili, ma con una squadra che deve rispolverare calciatori che ne hanno tracciato le fortune in un passato non tanto remoto con quell’allenatore che sta rimpiangendo, e non poco, a livello italiano, quell’affetto, quella stima che solo Napoli gli ha regalato (anche lo stesso Ancelotti ne ha tracciato le lodi, riguardo alla città ed ai tifosi, in un’intervista concessa ad un quotidiano nazionale ndr): Insigne, Mertens e Callejon, il trio dei piccoletti, delle meraviglie, da soli in grado di aggirare, in velocità, i mammasantissima della difesa nerazzurra, in definitiva coloro che non hanno mai fallito i grandi appuntamenti, quelli dove contano la maturità, lo spirito combattivo, l’attaccamento alla maglia che ne hanno di fatto caratterizzato la loro permanenza all’ombra del Vesuvio, che, sebbene sia agli sgoccioli almeno per i due stranieri, vorranno ancora una volta lasciare il segno della loro presenza. Il Gattuso non dovrà temere di essere considerato un “copione” della tattica Sarriana, considerato che in una recente conferenza, proprio alla vigilia del Napoli-Juve di quindici giorni addietro, ha confermato di essersi ispirato più volte alle alchimie dell’allenatore toscano. Il “Ringhio” si lasci convincere dal 4-3-3 con il tridente che non si ritrova insieme da una vita e che potrebbe risvegliare quell’amalgama che tanta soddisfazione ha regalato ai supporters partenopei, le triangolazioni perfette, i tagli dello spagnolo, i dribbling vincenti del belga, insomma un déjà vu per tornare a sorridere, fermo restando che avversari caricati a mille non presteranno il fianco alle inventive degli azzurri. Altro dilemma per l’allenatore del Napoli, la difesa: puntare ancora su un Koulibaly che ormai sembra rassegnato ad una stagione da comprimario ( maledizione alla Coppa d’Africa che lo ha visto, non solo arrivare secondo con la sua nazionale, ma anche, e soprattutto, saltare la preparazione pre campionato, vero tallone d’Achille di tutta la sua stagione) oppure dare fiducia a Manolas e riportare Di Lorenzo come centrale, vista la perduta attitudine a giostrare sulla fascia, come dimostrato nella gara perduta al S. Paolo contro il Lecce? L’importante è, ed al tecnico calabrese è ben noto, cercare di mantenere un risultato che consentirebbe di giocarsi il tutto per tutto nella gara di ritorno, anche se, a dire il vero, il terreno amico è diventato terra di conquista per gli avversari…

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