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NAPOLI – Al commovente avvio di partita, con i tifosi assiepati nelle vicinanze delle cancellate della “curva B” dello stadio (per la penultima volta, S. Paolo, considerando i tempi ristretti per la titolazione dello stesso all’ “eterno” Diego, e domenica c’è il match contro la Roma) debordanti di ogni oggetto, tra fiori, immagini, striscioni, sciarpe, messaggi d’amore, e con gli atleti con la maglia numero “10” sulle spalle, tutti si sarebbero attesi una prova d’orgoglio, un impegno che stesse a significare il rispetto per colui che non c’è più, ma la cui figura regna non solo sui maxi schermi dell’impianto, ma anche sulle nuvole che fanno compagnia alla luna: invece, lo squallore tecnico, meno ipotizzabile anche in una giornata no del “pibe de oro”, l’ha fatta da padrone nel deserto dello stadio che si riempie di clamore solo ascoltando i cori, solo e soltanto, rivolti a “Lui”, bypassando la vicenda sportiva ed innalzando il sentimento di amore a chi ha allietato e fatto sognare un’intera città, non solo quella dei tifosi, ma di tutti i cittadini napoletani, anziani, che hanno avuto il piacere di vederlo dal vivo, i meno giovani che l’hanno ammirato nella doppia figura, l’una esaltante, l’altra deprimente e sconfortante, i più piccoli che si beano di osannarlo solo per averlo video visto negli innumerevoli filmati che vengono proposti, soprattutto dopo il suo “addio” alla vita terrena.

La partita si è spenta dopo pochi minuti, la squadra avrà sentito il peso della vigilia sofferta, ma ciò che più preoccupa, in vista di impegni decisivi per campionato ed Europa, è la “mollezza” fisica, atletica, ed a volte anche di concentrazione che ha governato l’intero arco della gara: pochi i sussulti, nonostante lo scarso valore degli avversari, tra l’altro volitivi e decisi a non lasciare imbattuti la trasferta italiana, imprecisi nelle conclusioni, e, nonostante questo handicap, per ben tre volte, due nella prima frazione, ed una sul finire della partita, Meret ha dovuto sfoderare interventi da numero uno “doc” per evitare la capitolazione.

Qualcuno, sempre ben disposto ad offrire attenuanti ad allenatore ed atleti, sussurrerà che era una compagine non affiatata, avendo utilizzato, il Gattuso, uomini che sono al margine del suo progetto, con Petagna, apparso il Milik italiano, poco mobile sul settore di attacco, mai a cercare di liberarsi della marcatura dell’avversario, con Ghoulam, apparso timoroso come mai, pur disponendo di ampi spazi sulla sinistra, e tornato su discreti livelli solo al momento dell’ingresso in campo di Insigne, ricostituendo quella catena di sinistra che tanto faceva sognare ai tempi di Sarri. Pochi quelli che si sono salvati dalla negatività della prestazione, uno fra tutti, Politano, che non si è sottratto ad una prova di qualità e quantità, riuscendo a sbloccare il risultato grazie ad un’invenzione di Zielinski, sull’out sinistro, ed ecco un altro neo della squadra azzurra, il polacco che, spesso e volentieri, ha commesso errori da principiante, dimostrando di non essersi ancora ripreso del tutto dal contagio che lo ha bloccato per diverse settimane.

Ed ora, con Bakayoko squalificato, non resta che poggiare il centrocampo , in vista della gara contro i giallorossi, su Demme, anche per lui un voto che supera la sufficienza, e su Ruiz, che ha preoccupato, visti i pochi minuti giocati, per alcuni errori, segno di non aver smaltito i viaggi con la nazionale, altrimenti non si spiegherebbe questa involuzione dello spagnolo. Di positivo, nella serata di Europa League, il risultato e la qualificazione al turno successivo, stante lo stop imposto agli olandesi dell’AZ dalla Real Sociedad, poi tutto, o quasi, di negativo sul rettangolo verde, mentre all’esterno tanta, tanta, emozione e amarezza per ciò che è stato e che, purtroppo, non sarà più, come l’ultima speranza che cullavano i tifosi, di vedere “DAM” sulla panchina del Napoli o, addirittura, Presidente del club!

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