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Il presidente del Napoli, Aurelio de Laurentiis, e l'ex mister Rino Gattuso

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NAPOLI  – Aurelio De Laurentiis torna a parlare dopo 4 mesi di silenzio stampa. È un fiume in piena. Risponde alle domande dei cronisti per due ore, dalla sala centrale dell’hotel St. Regis di Roma. Dall’addio di Gattuso all’arrivo di Spalletti, il presidente della Ssc Napoli fissa gli obiettivi per la prossima stagione. Rompe il silenzio dopo l’addio con l’ex tecnico Rino Gattuso, del quale fino ad oggi era rimasto solo un Tweet.

“Ho visto Gattuso per certo numero di partite dolente – racconta il patron azzurro -, con tanto di occhiali, addirittura non presente in panchina effettiva, mi sono dovuto preoccupare e mi sono detto ‘che cosa accade qui se la situazione si pregiudica?’ Ho chiamato Spalletti per chiedere la sua disponibilità. Spalletti mi ha dato la sua disponibilità e gli ho detto ‘se sarà necessario ti richiamerò’. Non è stato necessario”. Poi ricorda cosa è successo prima di Napoli-Verona: “Avevo già preparato un saluto per lui, ma eravamo convinti di qualificarci in Champions. Dopo il pareggio abbiamo ridotto all’osso il messaggio e lo abbiamo pubblicato a mezzanotte”.

“Avevo preso Gattuso per tamponare l’uscita di scena di Ancelotti – aggiunge De Laurentiis – la sua mission si era conclusa e la scorsa stagione è rimasto perché non avevamo molto tempo”. E guardando al futuro fa sapere: “Spalletti credo sia l’allenatore giusto per Napoli, è bravo a gestire situazioni di spogliatoio come con l’Inter e a Roma. Lo vedrò venerdì a Castel Volturno alle 12,30”. Sul mercato chiarisce: “L’obiettivo? Devo far quadrare i conti e devo tornare in Champions”, ma quest’anno “nessuno è incedibile per proposte appropriate”.

Il presidente del Napoli ha spiegato che con il Covid e i conti in rosso, quest’anno si dovrà ragionare con i bilanci alla mano, senza troppi falsi entusiasmi per il mercato estivo. “Forse non basterà vendere un giocatore e devi vendere quei calciatori che hanno aumentato a dismisura la parte salariale, che il Napoli non può pagare – sostiene il patron -. Il Covid ci ha giocato un brutto scherzo. Da ottimista e ultra ottimista ho investito troppi soldi, e mentre investivo dall’altra parte telefonavano e dicevano abbiamo un contratto di 5 anni ma non lo possiamo rispettare. E in quel momento che fai, un gran respiro. Non ti incazzi soffri e vai avanti”. Resta però il nodo del rinnovo legato al contratto del capitano azzurro Lorenzo Insigne.

“Con Insigne non ci siamo proprio visti. La necessità di finire il campionato, la partenza il giorno dopo per il ritiro con la Nazionale. Non voler ‘scasinare’ la situazione anzitempo. Mi sono detto finito il campionato europeo ci si incontra ci si siede ci si parla. E sarà quel che sarà”. Un De Laurentiis come sempre esplosivo lancia anche un appello al premier Mario Draghi: “Perché tu che hai grande rispettabilità e credibilità in Europa – dice rivolgendosi al presidente del Consiglio – non convinci i tuoi colleghi a resettare tutti all’unisono le partenze dei rispettivi campionati posticipandone l’inizio ad una data che sia foriera di serenità tranquillità sul piano vaccinale?”.

E allarga ai suoi colleghi presidenti l’invito: “Stiamo stabilendo di partire il 20 agosto con la Serie A senza sapere se avremo negli stadi la possibilità di ospitare i tifosi. Vorrei tanto che alcuni miei colleghi dicessero ‘Aurelio hai ragione, convinciamo 7-8-10 squadre a non partire, qualcuno ci ascolterà”.

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