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Il risultato referendario è alle spalle. Renzi si è dimesso. La crisi di governo si avvia a soluzione. Mattarella è pronto a dare l’incarico per la formazione del nuovo governo. Lo scenario appare chiaro. Sarà un esecutivo che dovrà condurre il Parlamento all‘approvazione di una nuova legge elettorale. Poi si dovrebbe tornare alle urne. Salvo colpi di scena il Paese potrebbe avere un governo a pieno regime ancor prima di Natale. Intanto la crisi italiana si aggrava. La disoccupazione aumenta sempre di più, il malessere sociale fa registrare fenomeni di grande insofferenza. Soprattutto nel Mezzogiorno. Qui la tensione sociale ha sconfitto Renzi, nonostante che il premier avesse dato qualche segnale nelle tante incursioni pre voto referendario fatte nella regioni meridionali. Ora il filo rimane sospeso. Le infrastrutture promesse subiranno un nuovo fermo e la questione meridionale finirà, come sempre, tra i grandi problemi irrisolti del Paese. A meno che il nuovo governo non voglia caratterizzarsi per la sua qualità di impegno a favore delle popolazioni meridionali. Altrimenti non resta che dire: i governi passano, il Mezzogiorno resta. Come sempre. E sarebbe una iattura per tutto il Paese che non sarà mai unito se non riesce a far battere il suo cuore meridionale.

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