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Una città in zona rossa

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POTENZA – Ieri il Tar ha confermato la legittimità delle restrizioni anti covid 19 della “zona rossa”, imposta sul territorio lucano il 27 febbraio e in scadenza questo lunedì. E oggi si deciderà sulla proroga, o meno, delle stesse, in base ai risultati del monitoraggio settimanale dei contagi. Su cui, in realtà, numeri crescenti degli ultimi bollettini epidemiologici regionali non lasciano ben sperare.
E’ tornata ai livelli massimi l’attesa per l’ormai tradizionale verdetto del venerdì sera del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Entro stasera, infatti, andrà sciolto il dilemma tra la permanenza in Basilicata, per altre 2 settimane, delle restrizioni previste per le zone a massimo rischio sanitario, e il passaggio a un livello di rischio-restrizioni inferiore. Vale a dire quella zona arancione in cui ai cittadini è ancora permesso muoversi liberamente all’interno dei propri comuni (almeno fino al coprifuoco delle 22), nelle scuole è consentita la didattica in presenza, possono restare aperti anche i negozi che non vendono generi essenziali, e i ristoranti possono servire ai tavoli fino alle 18.

Per tutta la giornata di ieri, dopo il verdetto del Tar che ha respinto il ricorso di un gruppo di avvocati potentini contro il decreto di Speranza sulla zona rossa lucana, in Regione Basilicata sono andati avanti in maniera concitata i controlli sui dati condivisi con l’Istituto superiore di sanità, a cui spetta la redazione del monitoraggio settimanale sull’andamento della pandemia.

Col passare delle ore, quindi, si è fatta largo la convinzione che se i numeri di fine febbraio fa sembravano ancora troppo piccoli, per giustificare la prima volta della Basilicata in zona rossa dal battesimo delle fasce di rischio-colore-restrizioni, due settimane dopo lo scenario è molto diverso. Al punto che persino quella stretta, imposta tra le polemiche, ora andrebbe considerata come una felice premonizione, che nei prossimi giorni eviterà un picco di contagi peggiore di quello a cui si è assistito questa settimana. Con l’esplosione di focolai importanti anche in piccoli centri come Francavilla in Sinni e Tursi.

A testimoniarlo ci sono anche le cifre dell’ultimo bollettino epidemiologico diffuso da via Verrastro, che segnala 150 nuovi contagi su 1.805 tamponi processati nelle 24 ore precedenti. Con tre decessi (una 48enne di Lauria, e due pazienti più anziani di Pisticci e Policoro) è salito, quindi, a 371 il numero delle vittime lucane della pandemia. Mentre le 68 guarigioni di giornata hanno lasciato salire ancora il numero dei lucani attualmente positivi a quota 3.696.

In crescita da 121 a 131 anche le persone ricoverate negli ospedali lucani, delle quali 13 (tre meno di ieri) in terapia intensiva (5 al San Carlo di Potenza e 8 al Madonna delle Grazie di Matera). Una «crescita lineare», quella della pressione sulle terapie intensive lucane, che è stata sottolineata dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iac), per cui in una settimana si parla di un 120 per cento in più di posti letto occupati.

Intanto, sul fronte politico della gestione della pandemia e dei suoi effetti a lungo termine, la giornata di ieri è stata segnata da un incontro, a Roma, tra il governatore Vito Bardi e il ministro per il Sud, Mara Carfagna.
In una nota diffusa dalla Regione si parla delle istanze per la Basilicata che il governatore avrebbe presentato alla ministra «in vista anche del lavoro sul Piano nazionale di ripresa e resilienza».

«Come Basilicata, poi – ha proseguito il presidente della Regione – abbiamo una particolare esigenza che è quella delle aree interne, su cui la ministra Carfagna – ha concluso Bardi – ci ha promesso un supplemento di attenzione e di riflessione in vista del Recovery Plan».

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