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Fu vera gloria per De Luca, quello che «abbiamo salvato la Campania»? Se lo chiede Report, il programma d’inchiesta di Rai Tre, in onda questa sera alle 21.20. I cronisti tornano a indagare sul lato oscuro della sanità campana, scrostando la facciata di propaganda, esplosa a ritmi ossessivi nell’emergenza Coronavirus. “Lo sceriffo si è fermato a Eboli” è il titolo dell’inchiesta di Federico Ruffo, parafrasando Carlo Levi. L’inviato prova a scavare a fondo.

Dalle indagini sugli appalti dell’ospedale Cardarelli al caso Ruggi, dove il luminare Luigi Greco, richiamato dalla pensione, è stato licenziato in tronco: aveva criticato il trasferimento del reparto di infettivologia al plesso del Da Procida, come riportato più volte dal Quotidiano del Sud. I fari di Report sono puntati anche sull’affaire dei blocchi modulari, i prefabbricati per le terapie intensive dei pazienti Covid.

Strutture allestite in emergenza, pagando milioni di euro, ma rimaste semivuote, per il calo dei contagi. «In Campania il Covid-19 – recita una nota – sembra essere stato ormai debellato, grazie alla politica di tolleranza zero dello “sceriffo” De Luca. E infatti il governatore durante l’emergenza ha visto schizzare alle stelle il suo consenso e i suoi numeri sui social, con le nuove elezioni regionali all’orizzonte.

Ma fu vera gloria? E come è stata gestita l’emergenza? Il viaggio di Report nella sanità campana racconta di inefficienze pubbliche e vantaggi privati». Ruffo ha cercato di parlare, non senza resistenze, col supermanager Ciro Verdoliva, uomo di fiducia del governatore De Luca. A capo dell’Asl Napoli 1, l’azienda sanitaria più grande d’Europa, Verdoliva è coinvolto in alcune inchieste.

Gli ospedali modulari. Sono vari gli interrogativi legati ai blocchi modulari. «Il nuovo reparto Covid-19 dell’Ospedale del Mare di Napoli – riporta l’inchiesta giornalistica-, la grande scommessa della giunta De Luca: settantadue posti di terapia intensiva dentro a dei container. Quando viene presentato il 20 aprile, però, rischia di essere già inutile». Secondo Report, ogni posto letto ha l’astronomico costo medio di 250mila euro, calcolati dividendo il totale (120) per la spesa complessiva (da una base d’asta di 15,5 milioni di euro, è risultata vincente l’offerta 12,2 milioni). In realtà, l’inchiesta mette in dubbio anche il numero effettivo di posti realizzati. Solo uno dei diversi capitoli controversi, nella gara per tre lotti, uno dei quali riguarda il Ruggi d’Aragona.

Un infermiere-testimone sostiene, ad esempio, che nel blocco dell’Ospedale del mare ci sarebbe un solo bagno, con evidente rischio per gli ammalati. Una cosa appare certa: l’utilizzo col contagocce dei blocchi, causa drastico calo dei degenti. «All’Ospedale del mare – afferma l’inchiesta – dal 27 aprile si registrano sei pazienti Centro Covid».

Il caso Ruggi. I riflettori, inoltre, si aprono sul San Leonardo. «Salerno. Poco prima di Pasqua – ricostruisce Report -, in piena epidemia, un ospedale decide di trasferire tutto il reparto Covid-19 in una struttura a 5km di distanza». Protagonista è l’infettivologo Luigi Greco, intervistato dall’inviato. «Guardate cosa vi succede se voi parlate – sbotta il medico-, siamo nel medioevo». Greco ripercorre le tappe dello scontro con i vertici dell’azienda ospedaliera. «L’abitudine di prendere gente incapace a comandare – tuona l’infettivologo – deve finire».

Nel contestare la chiusura del suo reparto, per trasferirlo al Da Procida, Greco spiega di aver scritto una lettera. Un gesto per mettere nero su bianco la sua contrarietà. Nello scritto, si definisce «inidonea» la direzione sanitaria del Ruggi. «L’ho mandata a tutti i colleghi» rammenta lo stimato clinico. Inevitabile la resa dei conti, sfociata nella sua cacciata. Un dietrofront rispetto alla scelta, di poche settimane prima, di richiamarlo dalla pensione, sull’onda della tempesta Covid.

La vicenda dei blocchi e gli attacchi di Greco. La vicenda degli ospedali modulari, su questo giornale, ha più volte incrociato il caso Greco. In alcune dichiarazioni, l’infettivologo ha bocciato perfino la cerimonia inaugurale del Covid Center al Ruggi, a fine aprile. Una passerella di politici e amministratori locali, guidata dal governatore. A chi, quel giorno, faceva notare l’inutilità dei prefabbricati, De Luca rispondeva con lo spettro della seconda ondata, vaticinata per l’autunno. «Ma ci dobbiamo bere tutto? – commentava Greco– Quando sento queste cose allibisco, se queste sono le capacità di previsione della nostra classe dirigente, se le loro competenze si esprimono in questo modo, cosa dobbiamo dire? Abbiamo speso milioni per fare che cosa? E poi non sappiamo che farcene. Adesso abbiamo anche due rianimazioni, al terzo piano, quella normale, e la rianimazione Covid giù, dove c’è un solo malato. In più abbiamo la medicina d’urgenza vuota. Dobbiamo finirla con questa storia». Nel panorama della sanità campana, totalmente militarizzato, l’infettivologo predica ancora nel deserto.

(Dal Quotidiano del Sud di Salerno-L’ALTRAVOCE della tua Città)

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