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L'attrice emergente Stella Egitto

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Un volto armonioso incorniciato da una frangetta sixties. Due occhi straordinariamente grandi e belli, fissi sull’obiettivo di una macchina da presa, parlano da sé. Raccontano della sua Sicilia, della passione che la muove e della sincerità con cui si approccia da “guerriera” al mestiere dell’attore.

Sorride, quando lo dice, con l’energia di chi ha voglia di realizzarlo davvero quel sogno. Nel nome che portiamo c’è tutta la forza della nostra storia epica… Stella Egitto un nome, un destino. Arrivata dalla sua Messina, frequenta l’Accademia Silvio d’Amico. All’inizio tanto teatro, poi si fa strada in serie di successo come Distretto di polizia e Il commissario Montalbano.

L’esordio al cinema è con Emiliano Corapi e il suo Sulla strada di casa (2011). Seguono la commedia Ti stimo fratello con Giovanni Vernia e il thriller Echoes di Andrea La Mendola. Nel 2016, arriva la consacrazione con Pif, In guerra per amore. Dello stesso periodo è Malarazza di Giovanni Virgilio.

Stella Egitto ha appena terminato le riprese del film Mio fratello mia sorella di Roberto Capucci (in uscita su Netflix), ed è reduce dal successo della commedia surreale Nel bagno delle donne (uscito a dicembre su MioCinema) opera prima di Marco Castaldi, al fianco di Luca Vecchi.

Il film di Capucci è una storia corale, tutta al femminile. Nella commedia di Castaldi interpreta Anna, un’architetta in carriera. Una donna sposata con un trentenne con poca voglia di crescere.

«Mio fratello mia sorella vanta un cast quasi interamente composto da donne. Il mio è un ruolo piuttosto trasversale, recito al fianco di Claudia Pandolfi, Ludovica Martino e Caterina Murino. Nel bagno delle donne, invece è la storia  dell’eterna lotta tra il maschio Beta e la donna Alfa. Mi ha divertito interpretare una professionista di successo con la mania del controllo che non lascia spazio al suo uomo nemmeno in bagno. Giacomo e Anna sono figli di questi tempi, di questo precariato e di una irresponsabilità affettiva che non ci dà modo di crescere».

Sceglie con attenzione i personaggi femminili a cui dare vita?

«Sono attratta artisticamente da tutto ciò che non conosco. Cerco di uscire dalla mia comfort-zone per esplorare storie lontane dalla mia esperienza. Sinceramente è difficile riuscire a trovare ruoli interessanti. In teatro e al cinema da sempre soffriamo una certa subordinazione dei ruoli femminili nella drammaturgia. Invece, ci sarebbe un universo da raccontare. Poi, io prediligo le opere prime. Mi piace partecipare emotivamente alla creazione, all’entusiasmo dei registi dietro la macchina da presa. In questo sono una teatrante, non cerco il successo a tutti costi ma dei progetti che diano senso a ciò che faccio».

In passato ci sono state attrici capaci di uscire dai cliché in cui tentavano di relegarle. Pensiamo alla Vitti, alla Melato che hanno dato vita a personaggi-icona. Oggi la scrittura che possibilità vi offre?

«A volte mi imbatto in sceneggiature illuminanti, ritratti femminili intensi scritti da uomini e questo mi fa ben sperare. Ma si potrebbe fare molto di più. L’essere stereotipate in alcune caratterizzazioni ha radici profonde, ci lottiamo continuamente noi attrici. Ci sono tante storie di riscatto che stentiamo a raccontare. Donne che hanno segnato i nostri tempi recenti, artefici del loro destino. Vorrei dare vita a una di queste».

Nei film In guerra per amore e Malarazza ha vestito i panni di due madri coraggiose ma completamente diverse l’una dall’altra.

«Per me interpretare una madre ha un significato profondo soprattutto se ancora non lo sei nella vita reale, provo un grande senso di responsabilità ogni volta nel farlo. Pif ha ambientato la sua storia negli anni Quaranta, in pieno conflitto mondiale. Il mio era un ruolo romanticamente drammatico, una donna che protegge suo figlio dalla violenza della guerra. Una madre coraggio che non si rassegna e attende invano il ritorno del suo compagno. Malarazza è un film piccolo ma potente, ambientato in una periferia degradata. La mia è una ragazza madre che tenta di ribellarsi a logiche di malaffare e soprusi. Sono particolarmente legata a questi due film».

Ora su cosa sta lavorando?

«A breve uscirà la fiction in onda su Canale 5, Buongiorno mamma, di Giulio Manfredonia. Questa volta mi misuro con la lunga serialità, è stata una bella sfida e l’incontro con Manfredonia è stato entusiasmante. Tornerò fra poco sul set de I racconti della domenica di Giovanni Virgilio, un film a cui tengo molto. Con Virgilio, dopo Malarazza, si è creato un profondo legame, abbiamo costruito giorno per giorno il nostro rapporto professionale e so che questo progetto mi darà grandi soddisfazioni. Prossimamente mi vedrete anche in Karim di Federico Alotto, una spy story ambientata in Siria e Italia, tra action e thriller».

E il teatro?

«Un anno fa si è interrotta una produzione a cui tengo molto. Il copione è gelosamente conservato nel mio cassetto, appena riapriranno i teatri tornerò a lavorare con Max Mazzotta a “Follia di Shakespeare-Macbeth VS Giulietta e Romeo”. Prima del lockdown ero in Calabria a provare con questa compagnia di talentuosi attori. Mazzotta ha creato uno spettacolo originale, nuovo nel linguaggio e che sprigiona una grande energia. Non vedo l’ora di tornare a lavorare su questo progetto al fianco di Lorenzo Richelmy e degli attori di Libero Teatro. Qui io rivesto il doppio ruolo di Lady Macbeth e Giulietta, il sogno di qualunque attrice».

*Direttore de Il Giornale Off


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