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Enrico Vanzina

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GRANDE schiettezza, un po’ caustica, tanta ironia, qualche mea culpa (come quando ammette di aver sbagliato a cedere i diritti di Febbre da Cavallo per lo spettacolo teatrale), ma soprattutto il piacere di leggere la vita di un uomo che ha incontrato così tante persone, le più disparate tra loro, e di ognuna di queste celebra un aneddoto, menziona un ricordo, rievoca un episodio suggestivo. Tutti pretesti per raccontare chi siamo, chi eravamo e chi stiamo diventando, attraverso aforismi che partono dalla cronaca per farsi racconto sociale e antropologico, fotografie di un’epoca.

La copertina di Diario diurno

C’è soprattutto tanto cinema nel nuovo libro di Enrico Vanzina, “Diario Diurno” (Harper Collins). Ogni volta si torna inevitabilmente indietro nel tempo, ricordando Sordi, papà Steno, l’adorato fratello Carlo o la grande stagione della commedia all’italiana. Nessun compiacimento per quei mitici anni 80 in cui i Vanzina furono assoluti protagonisti pop con i cult inarrivabili Sapore di mare e Vacanze di Natale (il primo e unico, quello del 1983). Ci sono infiniti incontri, tutti che lasciano un motivo di riflessione.

Enrico conosce tutti. Era sul set con Totò, guarda film impegnati, frequenta Malagò, Tornatore e Verdone. I suoi sono dei tocchi delicati ma incisivi. Parla sempre con dolcezza della moglie Federica e dei suoi amici più cari. Ricorda tutte le persone che vengono a mancare con un pensiero vissuto in prima persona, da Valentina Cortese a Luciano De Crescenzo e Paolo Villaggio. È spassoso, leggero, pungente. Nei viaggi visita mostre e musei per ammirare i “suoi” Klee, Pollock e Rothko. Consiglia letture, “La promessa” di Durrenmatt e “Noi” di Zamjatin. Il dono di Enrico è quello di divulgare una preziosa leggerezza sofisticata, sempre con toni gradevoli. Un intellettuale colto ma molto popolare, che si sforza di essere alla portata di tutti per essere sempre tra la gente, mai sopra.

Enrico Vanzina mescola nella scrittura cronaca, romanzo e saggio, con pillole di saggezza e bellezza tra pagine che corrono veloci e che vorresti non finissero mai.


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