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Il teatro Ariston

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Lo spostamento del Festival di Sanremo di circa un mese rispetto all’anno scorso (l’inaugurazione è prevista martedì 2 marzo) non allontana le nubi sull’importante kermesse canora. L’intento è tuttavia quello di far partire regolarmente il Festival. Un segnale che verrebbe accolto positivamente da A.S.A. (Autonomo Sindacato Audiovisivi), che ha lanciato nelle scorse ore una petizione su Change.org in favore della riapertura però di tutti i teatri, i cinema e le manifestazioni culturali.

«I settori dello spettacolo dal vivo e del cinema sono stati tra i più penalizzati dalle misure governative a contenimento della pandemia, nonostante nessun dato confortasse l’ipotesi che andare a teatro o al cinema fosse causa di contagio, e nonostante gli ingenti investimenti sostenuti dalle attività di cui sopra per rendere gli ambienti sicuri e protetti», si legge nel testo della raccolta firme.

«In questo clima spettrale di prolungata imposizione di chiusura, con perdite incalcolabili che hanno danneggiato e continuano a danneggiare un settore cruciale per la qualità della vita della popolazione, nonché fondamentale per tutti coloro che in quel circuito trovano lavoro e sostentamento, appare quanto mai chiarificatore il parere favorevole al regolare svolgimento dello storico Festival di Sanremo, rispetto al fatto che fare spettacolo in sicurezza è possibile ed auspicabile, per far sì che sopravviva a questo periodo buio, non soltanto ciò che viene arbitrariamente considerato essenziale, ma anche ciò che essenziale è davvero, ovvero l’arte, la Cultura, la musica, il cinema, e la possibilità di fruirne in sicurezza nonostante la pandemia, per ogni singolo cittadino, e l’opportunità per gli addetti ai lavori di poter continuare a mantenere se stessi e le proprie famiglie in maniera non discontinua e dignitosa».

Dunque, alla luce della possibilità di riapertura riconosciuta al Festival di Sanremo, A.S.A. chiede la riapertura di teatri e cinema in tutto il Paese.

«Continuare a fare spettacolo in sicurezza è possibile ed auspicabile per il benessere della società in generale e di tutti coloro che non lavorano più da mesi perché più penalizzati di altri», affermano i promotori dell’iniziativa.

Di qui l’appello affinché si possa tornare a «operare in sicurezza» nei settori di cinema e teatro, considerati «cruciali» per il benessere del Paese e dei suoi cittadini, in quanto la prolungata chiusura imposta non avrebbe «fondamenta oggettive nei dati ufficiali relativi alle possibilità di contagio».

Sulla vicenda è intervenuto anche l’attore e regista Edoardo Sylos Labini, presidente dell’associazione Culturaidentità, che in una nota ha scritto: «In molti programmi tv, il pubblico in studio è presente. Lo spettacolo evidentemente va avanti, ma non per tutti. In sicurezza, certamente. Ma a maggior ragione viene da chiedersi cosa impedisca di fare altrettanto per consentire la riapertura anche delle sale di cinema e teatro».

Sylos Labini definisce quella del ministro della Cultura, Dario Franceschini, «un’assurda discriminazione» alimentata «con la realizzazione di una piattaforma digitale dove confinare l’arte».

Egli quindi commenta: «Il doppiopesismo di questo Governo non è più accettabile: non esistono lavoratori dello spettacolo di serie a e di serie b. Con le produzioni ferme, migliaia di imprese del settore sono oramai sul lastrico. Senza la cultura un Paese muore e questo non può succedere all’Italia, patria mondiale di arte e bellezza. Riaprite subito i luoghi della cultura».


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