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Emanuele Trevi col Premio Strega

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LA VITTORIA, quasi annunciata come una cronaca di Garcia Marquez, di Emanuele Trevi per il suo libro “Due vite”, nel principale premio letterario nazionale, lo Strega,  presenta diversi ambiti di cronaca e commento che spettano agli specialisti e ai critici.

Con lo spirito partigiano del “genius loci” ci limitiamo invece ad esultare per questo alloro da bottiglione con liquido giallo zafferano, per gli incroci che lo scrittore romano ha con la nostra regione.  

Trevi se di lato paterno è figlio del celebre psichiatra junghiano Mario, ha una madre calabrese. Circostanza che ha permesso un romanzo di formazione adolescenziale di Emanuele a San Nicola Arcella, splendida località calabrese del Tirreno. Luogo di villeggiatura della famiglia di Riccardo Misasi che spesso accoglieva anche i nipoti Monda di stanza  sempre nella vicina Maratea. Un legame che si conserverà anche in età adulta con la frequentazione che lo scrittore e critico italiano ha a New York con Antonio Monda, giornalista e intellettuale di origini cosentine, il quale nel suo appartamento ospita le celebrity migliori della letteratura e del cinema americano.  

Altro aspetto rilevante che incrocia Trevi con la cultura calabrese è la sua lunga militanza come giurato del Premio Sila. Una manifestazione letteraria tra le più antiche d’Italia, risorta da oltre un decennio a nuova vita grazie all’impegno del suo patron, l’avvocato Enzo Paolini. Trevi nel corso del tempo ha dato con gli altri componenti della giuria un’impronta dinamica e corsara per le opere letterarie premiate e anche per i premi alla carriera.

La vittoria dello Strega, che è una sorta di patente di autorevolezza nazionale per l’autore vincitore che spesso diventa un “classico”,  avrà inevitabili riflessi sul premio calabrese. L’ultima traccia calabrese di Emanuele Trevi è la più importante.  Il romanzo che vince lo Strega 2021 si chiama “Due vite”.  Sono quelle di due scrittori, scomparsi  e molto amici di Trevi. Una donna e un uomo. La prima è Pia Pera, figura bellissima che mescola giardini e orto con raffinate capacità intellettuali. L’altra vita parallela raccontata da Trevi è quella di Rocco Carbone, originario di Coseleto (Reggio Calabria). Brillante studente di Letteratura a Roma vince un dottorato a Parigi. L’esordio letterario lo fa diventare uno scrittore molto apprezzato dalla critica più autorevole, purtroppo sconosciuto al grande pubblico. Taciturno, solitario, somigliante nella postura a Galeazzo Ciano, Rocco Carbone ha scritto romanzi dalla scrittura possente: “Agosto”, “Il Comando”, “l’Assedio”, l’Apparizione e soprattutto “Libera i miei nemici”, quest’ultima una della rare e buone incursioni della letteratura sulla lotta armata degli anni Settanta. Insegna al carcere femminile plasmando molto la sua sensibilità. Muore a bordo della sua moto in una notte di luglio del 2008.

Rocco Carbone aveva 46 anni. In una notte di luglio, il suo amico Emanuele Trevi lo porta alla ribalta del Premio Strega che avrebbe potuto anche vincere lui. Per questo esultiamo per il Premio Strega a “Due vite”. Sperando che qualcuno in Calabria se ne accorga.


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