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La trasfusione di sangue è un procedimento sicuro e da oltre 25 anni non fa più registrare casi di infezione da Hiv. Lo confermano i dati del 2020 diffusi in vista della Giornata Mondiale contro l’Aids, che si celebrerà il prossimo 1 dicembre.

Come riportato dal Centro Nazionale Sangue (CNS) nel rapporto “Italian Blood System 2020” infatti non si sono registrati casi da infezioni da Hiv nelle oltre 2,8 milioni di trasfusioni registrate nell’anno passato, dato che trova conferma anche nei primi mesi dell’anno in corso.

L’ultimo caso di Hiv trasmesso tramite una trasfusione risale sempre al 1995 e da allora, grazie all’introduzione di Test Nat, sempre più precisi che hanno permesso di ridurre il cosiddetto “periodo finestra”, e al sistema basato su un questionario pre-donazione che mette in luce eventuali comportamenti a rischio, la possibilità di contrarre l’Hiv tramite una trasfusione si è ridotta a una probabilità che, in ambito scientifico, viene considerata trascurabile. Secondo uno studio realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Dipartimento di Scienze Biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano nel 2019, il rischio residuo di contrarre l’Hiv da una trasfusione è passato, nel decennio 2009/2018, da 1 una unità su 1,2 milioni a 1 unità su 45 milioni.

I test Nat, a cui sono sottoposte tutte le sacche di sangue raccolto, hanno permesso l’anno scorso di individuare 64 positività al virus dell’Hiv nella popolazione dei donatori, con una prevalenza di 9 casi su 100.000 per i donatori alla prima donazione e con un’incidenza di 1,9 casi su 100.000 per i donatori abituali. La questione dell’informazione sui comportamenti a rischio resta un tasto dolente. Sul 55% dei casi riportati, per i quali è stato possibile individuare l’esposizione a un fattore di rischio, la maggior parte ha negato o ha ammesso di non sapere che tale comportamento rappresentasse un rischio.

“La sicurezza del sangue, dei pazienti che lo ricevono e dei donatori che lo donano, è da sempre al centro degli sforzi di tutto il sistema sangue – commenta il direttore del CNS Vincenzo De Angelis – L’evoluzione della tecnologia medica e l’implementazione di protocolli sempre più rigorosi hanno fatto sì che i rischi di infezioni da HIV legati alle trasfusioni siano un brutto ricordo di un passato che non tornerà più”. 


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