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Pietro Amara

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Il tappo è saltato. A quanto pare l’enigmatico avvocato siracusano Pietro Amara, implicato in diverse vicende giudiziarie dall’Eni all’Ilva ed altro ancora e che avrebbe corrotto numerosi magistrati e funzionari pubblici e che con le sue rivelazioni, da “pentito”, ha fatto tremare e continua a far tremare il Consiglio Superiore della Magistratura, alti funzionari dello Stato e delle forze dell’ordine, non avrebbe più “protezioni”.

Indagato da diverse procure ma non da quella di Milano dove era considerato un testimone chiave nell’inchiesta sull’ Eni, ieri l’avvocato Pietro Amara, è finito in carcere perché destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito di un’inchiesta che riguarda presunti favori relativi a procedimenti che riguardavano l’ex Ilva di Taranto.

E con lui sono finiti nell’inchiesta altri eccellenti indagati, come l’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, arrestato un anno fa per concussione e ieri destinatario di un provvedimento di obbligo di dimora. Amara è stato consulente legale di Ilva quando l’azienda era in amministrazione straordinaria e, in tale veste, avrebbe avuto rapporti – che la Procura di Potenza considera illeciti – con Capristo.

Ed ancora, agli arresti domiciliari è finito l’avvocato tranese Giacomo Ragno (già condannato nell’ambito del processo sul “Sistema Trani”, che svelò atti di corruzione degli ex magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta) nonché Nicola Nicoletti, socio di Pwc (PricewaterhouseCoopers) e già consulente Ilva. In carcere anche il poliziotto Filippo Paradiso, che avrebbe fatto da tramite tra Capristo e Amara.

Sono indagati anche l’ex pm di Trani Antonio Savasta, l’ex gip Michele Nardi (già condannati per corruzione in atti giudiziari a 10 anni e 16 anni e 4 mesi); il consulente Massimiliano Soave, l’imprenditore Flavio D’Introno; il carabiniere Martino Marancia e Franco Balducci.

Le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono abuso d’ufficio, favoreggiamento, corruzione in atti giudiziari, corruzione nell’esercizio delle funzioni, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, concussione. Gli arresti di ieri non sono un fulmine a ciel sereno, ma incredibilmente, l’avvocato Amara, con la sua presunta o vera collaborazione con la procura di Milano dove ha scatenato un vero e proprio terremoto all’ interno del palazzo di giustizia del capoluogo lombardo, se l’era cavata senza troppi danni.

Dei rapporti non proprio legali tra l’avvocato Amara e l’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo che a quanto pare deve la sua nomina proprio all’avvocato Amara e ad alcuni componenti del Csm che avevano approvato la sua nomina, erano stati denunciati un anno fa dal coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli.

Che adesso, dopo gli arresti di ieri, ricorda: “Se l’accusa fosse confermata sarebbe di una gravità inaudita, perché sono anni che come Verdi avevamo chiesto al CSM di intervenire sulla gestione Capristo a Taranto”.

Ribadisce il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge. “Era il 3 luglio 2019 e pubblicamente chiedevo al CSM di valutare la sospensione dalle sue funzioni il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo perché alle riunioni in procura sulla richiesta di patteggiamento nel processo “Ambiente Svenduto” partecipava anche l’avvocato Piero Amara coinvolto nel processo Eni o sistema Siracusa, inchiesta che coinvolse il 2 luglio anche il procuratore Capristo”.

E, continua ancora Bonelli: “Nonostante le vicende giudiziarie di Amara fossero pubbliche, perché coinvolto nello scandalo delle sentenze pilotate del Consiglio di Stato – continua l’esponente dei Verdi – l’avvocato partecipò a delle riunioni in procura insieme all’ufficio commissariale per analizzare la vicenda del patteggiamento su Ilva. Il Csm non intervenne mai – ricorda Bonelli – e il procuratore Capristo rispose dopo poche ore alla mia richiesta al Csm affermando che l’avvocato Amara non era stato invitato dalla procura ma dall’ufficio commissariale: perché una persona indagata per corruzione e poi arrestata poteva partecipare a riunioni negli uffici della procura che riguardavano l’andamento del processo Ambiente Svenduto?

Perché dopo l’arrivo dell’avviso di garanzia a Capristo, 2 luglio 2019, per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta Eni la stessa inchiesta dover era coinvolto l’avvocato Amara, il Csm non adottò nessun provvedimento e Capristo continuò a guidare la procura fino al 2020?”.

“Una domanda a questo punto si rende necessaria: perché il CSM nominò il dottor Capristo alla guida della procura di Taranto, una città martoriata che ha pagato e paga un prezzo drammatico di vite umane?”.

Insomma l’arresto di Pietro Amara da parte della Procura di Potenza potrebbe essere un segnale che ormai l’avvocato siracusano, non godrebbe più di quelle protezioni di cui fino ad ora ha goduto. L’avvocato Amara è custode di tanti segreti e tanti intrighi, non ultime le rivelazioni che ha fatto nei mesi scorsi alla Procura di Milano al Pm Paolo Storari al quale svelò l’esistenza di una loggia supersegreta “Ungheria” della quale, secondo Amara, farebbero parte esponenti politici, di varie istituzioni e soprattutto molti magistrati.

Una lista di nomi di cui Amara conferma l’esistenza ma che non ha mai svelato ai magistrati. Dichiarazioni che hanno provocato uno scontro accesissimo all’interno della Procura di Milano che ha coinvolto anche l’ex componente del Csm e del pool di Mani Pulite Pier Camillo Davigo al quale Storari, avrebbe consegnato i verbali delle dichiarazioni di Amara che poi furono inviati dall’ex segretaria al Csm di Pier Camillo Davigo, ai giornali “Il Fatto Quotidiano” e “Repubblica” che però non pubblicarono quei verbali ma che comunque sono poi venuti fuori e sui quali non è stato fatto ancora chiarezza. Il ciclone Amara ormai ha intasato varie procure, dopo quella di Milano

indaga anche quella di Perugia perché sono coinvolti alcuni magistrati romani e quella di Roma. Ma qualcuno potrebbe fare chiarezza? La Procura di Potenza sembra avere rotto gli argini e le “protezioni” di cui Amara, con le sue rivelazioni che alcuni considerano devastanti e preoccupanti, sembrano essere saltate.

Insomma Potenza potrebbe essere un “apripista” per fare chiarezza su queste torbidissime vicende che ancora una volta testimoniano la grande influenza e relazioni ad alto livello che Amara aveva intessuto con mezzo mondo, pilotando sentenze e nomine al Consiglio Superiore della Magistratura ed in altre istituzioni statali.


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