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Il presidente della Juventus Andrea Agnelli

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LA JUVENTUS deve difendersi: l’ha sempre fatto bene, nel passato remoto e in quello prossimo, ma stavolta gli “arcigni difensori” non saranno, per non dirne che alcuni dei più recenti, Chiellini e Bonucci (aggiungiamoci Barzagli per onore di BBC, come venivano chiamati quando erano in tre, agli ordini di Antonio “Agghiacciande” Conte o di Allegri quando era al Max e discettava di corti musi).

Questa volta la difesa bianconera è affidata agli avvocati. E ai commercialisti. E’ un po’ che la Juve, mancatole l’Avvocato, è stata costretta al pluralismo di genere. Ai più la Vecchia Signora è apparsa stilisticamente in decadenza, qualche goccia di acido ialuronico e via.

L’Agnelli di turno, Andrea, oggi presidente di quel giocattolo della casa (come la scuderia della Regina) si era dichiarato giorni fa sereno, aggettivo di sinistra memoria alle orecchie di sinistra, nonché fiducioso dell’avanzare delle indagini. Ce ne sono tre in corso: quella della Covisoc, che è il controllore di bilanci della Federcalcio, quella della Consob, che controlla le società quotate in Borsa e la Juve è di queste, quella della Procura di Torino che vuol saperne di più sul bilancio e gli eventuali e sospettati falsi e la Guardia di Finanza ha già fatto la sua brava visita alla Continassa, all’Allianz Stadium, in una parola alla Juventus.

Agnelli è fra gli indagati, insieme, fra gli altri, al suo vice, Pavel Nedved ed all’ex dirigente Fabio Paratici oggi al Tottenham dove è andato anche Antonio Conte. Paratici è anche indagato altrove per l’esame burla di Suarez a Perugia, quando il giocatore che volevano acquistare mostrava il suo italiano dicendo “coccumela” per “cocomero” e parlando all’infinito “io vincere, io perdere”. Tutti questi indaganti vogliono saperne di più sulle “plusvalenze” che sono, nel mondo del calcio d’oggi, la ragion d’essere e di sopravvivere per le società che, scambiandosi come fossero d’oro figurine che sono di carta, spesso straccia, mettono a posto formalmente le colonne del dare e avere e sbianchettano il profondo rosso in cui sono sprofondate per anni di finanza allegra: non si potevano permettere il pane e pranzavano a brioches. Non le consigliava Maria Antonietta, ma la sicurezza dell’impunità.

Chi può dire quanto vale davvero un calciatore? Il creativo presidente della Federazione mondiale dice che c’è allo studio un algoritmo che sarà valido per tutti, ma vatti a fidare degli algoritmi. Sarà la solita solfa per aggirare il fairplay finanziario che pare sia il nemico numero uno di tutti, tranne che del Manchester City, del Paris St Germain e ora forse del Newcastle, squadre di proprietà mediorientale del Medioriente “scericco”.

Dicono che nel caso Juve si tratti di aver messo in buffering, come fa Dazn con le dirette streaming e la rotella che gira fa girare altre cose agli abbonati, qualcosa come 282 milioni di euro, passati forse dal meno al più con qualche avveduto scambio di tesserati, sotto lente di ingrandimento quello tra Juve e Barcellona (due irriducibili sostenitori della Superlega, sarà un caso?) per Pjanic, Arthur e altri figuranti.

CR7 e i suoi contratti e contatti sono ugualmente ricoverati sotto osservazione: il campione portoghese con cui l’Italia potrebbe giocarsi a marzo il biglietto per il mondiale in Qatar non è, si precisa, indagato. Una rarità: è sotto tiro da tutti i regimi fiscali nei quali gli sia capitato di “lavorare”.

Comunque non è la Juve il vero tema: mal che vada una multarella o multona, una penalizzazione sportiva (quest’anno peserebbe, pare, anche ieri sconfitta in casa), un po’ di cattiva immagine per la Royal Family alla bagna cauda. Finora le inchieste del genere, in campo sportivo, sono finite con un bel “non luogo a procedere”. Anche perché è assai probabile che così abbiano proceduto tutte e tutti, occhi rigorosamente bendati dei controllori sportivi, generici rimbrotti e “non fatelo più” o “alla prima che mi fai”. Il vero tema delle plusvalenze più o meno fasulle è quello della serietà del sistema calcio. La quale ha lasciato in molti casi a desiderare. E di questo sistema la Juve è di certo la leader sul campo. Da sempre.

Ma una volta bastava una battuta dell’Avvocato, ora servono le carte bollate degli avvocati.


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