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Torna a crescere, dopo i due giorni di calo dovuto anche ai minori tamponi del weekend, la curva epidemica in Italia, mentre arriva la conferma che i nuovi malati non hanno più i capelli bianchi, anzi: l’età media nell’ultimo mese, stando a un report dell’Istituto Superiore di Sanità, è precipitata a 35 anni, quando nei mesi più drammatici dell’epidemia superava abbondantemente i 60 anni.

Non a caso l’aumento dei contagi nelle ultime settimane è strettamente collegato ai rientri dalle vacanze, non solo dai paesi considerati più a rischio (Grecia e Croazia in testa) ma anche dalle località balneari nostrane, come nel caso del focolaio di Porto Rotondo, in Sardegna, che ha coinvolto diversi giovani di cui 12 romani risultati finora positivi. Sempre in Sardegna, turisti in quarantena in un residence nell’isola di Santo Stefano, nell’arcipelago de La Maddalena. Sono 475, tra ospiti e personale del villaggio turistico, ad essere stati sottoposti al tampone dopo il ricovero, ieri, di un lavoratore stagionale con i sintomi del coronavirus all’ospedale di Sassari.

Nel complesso il bollettino di oggi del ministero della Salute, come detto, fa segnare un aumento di casi: 403 oggi, contro i 320 di ieri. Il totale sale così a 254.636. Stabili i decessi, 5 oggi contro i 4 di ieri, 35.405 in tutto. Nelle 24 ore si registrano vittime in Veneto (2), Piemonte (1), Lazio (1) ed Emilia Romagna (1). I guariti sono 174 nelle 24 ore (ieri 182), per un totale di 204.142. E continua a crescere il numero delle persone attualmente malate: 222 in più oggi, per un totale che torna a sfondare quota 15mila per la prima volta dal 3 luglio (sono 15.089). In aumento anche i ricoveri in regime ordinario, 33 in più, 843 in totale, mentre sono stabili a 58 le terapie intensive. 14.188 sono i pazienti in isolamento domiciliare. In crescita i tamponi, 53.976 contro i 30.666 di ieri.

Proseguono intanto i controlli negli aeroporti: solo a Roma, trovati 13 positivi a Fiumicino e 7 a Ciampino. Gran parte di questi casi riguardano persone giovani: il 14,8% dei positivi nell’ultimo mese (sempre secondo il report dell’Iss) è nella fascia di età 0-18 anni, fascia che nei primi mesi dell’epidemia faceva registrare valori bassissimi, intorno all’1%. Mentre la grande maggioranza, il 56,4%, ha tra i 19 e i 50 anni. Il 18,9% è nella fascia 51-70 anni, e solo il 9,92% ha più di 70 anni.

Dati che spiegano in parte anche l’aumento percentuale di casi asintomatici o lievi, che negli under 30 sono i due terzi del totale, mentre negli anziani sono meno del 50%. Se la notizia positiva è che i giovani hanno generalmente sintomi molto meno gravi, quella negativa è che sono contagiosi eccome, anzi i focolai partono in gran parte proprio da giovani asintomatici, come rivelato da uno studio giapponese che ha analizzato 61 cluster di trasmissione del virus, cioè gruppi di almeno 5 pazienti che si erano contagiati l’uno con l’altro.

Nella stragrande maggioranza dei casi, si trattava di giovani fra i 20 e i 39 anni, asintomatici o presintomatici al momento del contatto infettivo con altri (solo un caso indice presentava tosse al momento in cui aveva infettato altri).

«Morale – commenta il biologo Enrico Bucci – è vero che i giovani rischiano meno la propria salute, ma essi sono veicoli che il virus può usare per infettare altri soggetti in cui la malattia non ha un decorso così benigno».

Su cosa succederà in futuro, e in particolare sul rischio di un nuovo lockdown, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia è prudente: «Mi sento di escluderlo, ma nessuno al momento può dirlo. Potrebbero esserci delle zone chiuse. L’Italia è un Paese sicuro ora, ma dobbiamo convivere col Covid. Spero che non ci sia un nuovo lockdown anche perché non potremmo permettercelo, avrebbe un costo troppo alto».

Esclude una chiusura generale, come a marzo e aprile, il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri: «Non servirà un lockdown di tutta Italia, ma solo in quelle zone dove risultano i positivi. Quindi un lockdown ‘chirurgico’, come quello che si è effettuato a Mondragone nelle due palazzine. Faccio fatica a pensare ad una seconda ondata come quella di febbraio e marzo, ma vediamo dove aumenteranno contagi e come», ha aggiunto.

Sul trend in corso si dice moderatamente ottimista Giorgio Palù, uno dei massimi virologi italiani (nonchè ex presidente della società europea di virologia), che intervistato dall’AGI, sostiene: «Quelli che osserviamo sono casi sporadici, che interessano dai 300 ai 600 casi, e dipendono dal numero di tamponi disponibili o dall’accessibilità dei laboratori nei fine settimana. Non si tratta necessariamente dell’esordio di una nuova ondata, anzi, sono recrudescenze di casi in una curva discendente».

Ma dal coordinatore del Comitato tecnico-scientifico Agostino Miozzo arriva un monito rivolto, anche qui, ai più giovani: «Ragazzi, siate prudenti, è una piccola richiesta di limitazione della vostra libertà, del vostro entusiasmo, ma questo piccolo sacrificio sarà utile all’intero Paese, ai vostri genitori, a tutti. Tra qualche mese, quando avremo il vaccino torneremo a ballare, a incontrarci, a fare tutto quello che vogliamo, ma ora prudenza».


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