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Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia

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ROMA – Nonostante l’impennata dei contagi «non dobbiamo spaventarci». Lo dice il Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia in un’intervista al Corriere della Sera. «I numeri dell’Italia sono ancora quelli di un Paese sicuro, che non deve abbassare la guardia. Dobbiamo essere molto più rigorosi», aggiunge.

«Siamo stati un modello in questi primi sei mesi e dobbiamo esserlo nei prossimi sei» spiega.

La mascherina obbligatoria e l’app Immuni «sono due forme di protezione e di rispetto degli altri». Quasi 7 milioni di persone hanno scaricato l’app: «Cresce la consapevolezza che è bene essere tracciati perché si è più sicuri. Ci sono regioni che viaggiano col 15% di utenti, Abruzzo, Sardegna, Toscana ed Emilia e ce ne sono altre, come Calabria e Sicilia, che restano indietro. Bisogna crescere molto di più».

Per quanto riguarda le terapie intensive «ora siamo molto più forti e anche la prevenzione territoriale è stata rafforzata. I numeri sono abbondantemente sotto controllo. Abbiamo 337 persone in terapia intensiva e 6.700 posti disponibili, che in caso di necessità possono estendersi fino a diecimila, perché i ventilatori ci sono». Nel Dpcm «non abbiamo affrontato il tema degli orari dei locali. Il nodo è rispettare le distanze».

Boccia rivendica «il modello del regionalismo italiano, la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali». La proroga dello stato di emergenza, «era necessario farla e non c’è nessun presidente di Regione che non condivida il rafforzamento delle misure e l’estensione dello stato di emergenza fino al 31 gennaio», prosegue. Ai governatori «non sono stati tolti poteri, è stato ripristinato un modello di successo. In una fase critica c’è più sicurezza se i territori possono adottare solo ordinanze restrittive e allentare le misure solo d’intesa col ministero della Salute», osserva il ministro.

Tuttavia, incalza, le Regioni sanno «che l’approccio del governo è servire i territori, non esercitare il potere». Con tutti gli sforzi fatti, «io spero si possa andare avanti convivendo con il Covid. Persino nei Paesi più in difficoltà come Francia e Spagna stanno facendo lockdown drammatici e costosi, ma limitati», conclude.


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