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Mercato del lavoro in aumento, il boom degli occupati al Sud: tanto rumore per nulla. L’analisi dell’Istat, elaborate recentemente da Svimez e CGIA di Mestre
L’aumento degli occupati è una notizia da ricevere sempre con grande attenzione e molta soddisfazione. Un occupato in più vuol dire una persona che ogni mattina sa cosa fare e dà un senso alla propria esistenza.
Tale considerazione è ancor più valida se l’aumento di posti di lavoro si verifica nelle realtà nelle quali l’occupazione spesso è un miraggio. Come è avvenuto e si rileva dalle ultime rilevazioni dell’Istat, elaborate recentemente da Svimez e CGIA di Mestre. E che puntualmente hanno portato le forze della maggioranza a magnificare i risultati ottenuti.
Sarebbe opportuno però non dimenticare i dati strutturali, che vedono una situazione di estrema difficoltà, anche se la congiuntura e gli incrementi degli ultimi periodi non sono da sottovalutare.
Per avere una dimensione corretta della situazione italiana, non si può dimenticare che nel Mezzogiorno lavora un po’ più di una persona su quattro. Anche gli ultimi dati Istat disponibili parlano di una media di 6.350.000 occupati compresi i sommersi nel Mezzogiorno, nel 2023. Anche se il dato più recente del secondo trimestre del 2024 parla di 6.473.000 occupati.
Quindi vi è stato un discreto incremento che negli ultimi anni ha avuto una dimensione di quasi 300mila posti di lavoro. Con un rapporto tra occupati e popolazione che rimane sempre solo un po’ più di uno su quattro.
L’EMILIA ROMAGNA COME SEGNO DI RIFERIMENTO
Per capire qual è il rapporto fisiologico di una realtà a sviluppo compiuto prendiamo come benchmark l’Emilia-Romagna. Bene con una popolazione di quasi 4 milioni e mezzo di abitanti gli occupati, sempre nella media del 2023, sono un po’ più di 2 milioni con un rapporto che se non è uno a due è molto vicino ad esso. Pertanto per raggiungere una situazione di normalità, nel Mezzogiorno dovrebbero essere creati oltre 3 milione e cinquecentomila nuovi posti di lavoro.
Certo non si può non esprimere che una grande soddisfazione per l’incremento degli occupati che si è verificato nell’ultimo periodo. Ma vi sono alcune considerazioni che frenano gli entusiasmi con i quali il successo di questi dati viene salutato. il primo da non sottovalutare: i dati di cui parliamo comprendono anche tutti coloro che non hanno alcun contratto di lavoro, né alcuna forma di assicurazione. I cosiddetti lavoratori sommersi.
L’indagine continua che l’Istat conduce non prevede che si faccia riferimento ai dati amministrativi, quelli che si possono recuperare dagli archivi Inps, o da altre altre fonti che riguardano le partite Iva o qualunque forma di occupazione che abbia una regolazione normativa giuridicamente valida. E spesso tale rilevazione sopravvaluta gli occupati, in quanto basta rispondere di aver lavorato qualche ora il sabato a fare il buttafuori in una discoteca per essere considerato occupato, indipendentemente da un minimo di ore svolto e di salario percepito.
AUMENTO DELL’OCCUPAZIONE E CRESCITA DELLA POVERTA’
È evidente pertanto che i dati relativi ad un aumento dell’occupazione possono essere tranquillamente coerenti con quelli relativi alla crescita della povertà relativa, cosa che puntualmente si verifica e che sembrerebbe a prima analisi evidenziare una forte contraddizione.
Il secondo elemento che va considerato è che l’aumento registrato riguarda fondamentalmente la branca delle costruzioni e dei servizi, mentre non vi è riscontro di aumenti nel manifatturiero. Da ciò si può evincere che l’aumento, per quanto attiene alle costruzioni, è influenzato dagli effetti del 110%, man mano ridotto, esauriti i quali si tornerà alla situazione precedente, per cui l’aumento degli occupati potrebbe risultare temporaneo.
Per quanto attiene invece all’aumento dei servizi, esso è dovuto all’ottimo andamento del turismo, per cui sono nati una serie di B&B e attività di ristorazione, che potrebbero aver dato dei risultati che però potrebbero risultare stagionali spesso, e in ogni caso con livelli di reddito particolarmente bassi.
Per cui pur salutando i dati recentemente registrati con una certa soddisfazione si deve insistere sul fatto che il Sud in particolare ha necessità di un manifatturiero pulito in settori avanzati, come quello dell’information technology, che riguardino sia azienda locali che aziende provenienti dall’esterno dell’area.
L’ESPERIENZA DI STELLANTIS
L’esperienza recente di Stellantis non deve far perdere l’entusiasmo per i grandi insediamenti produttivi, con migliaia di posti di lavoro, unica strada praticabile per avere quel numero di occupati necessari per evitare l’emigrazione e lo spopolamento delle aree meridionali. Che potranno trattenere il loro capitale umano, formato per settori tecnologicamente avanzati, come gli ingegneri, i geologi, i chimici, solo se si insedieranno alcune tipologie di attività.
E che la via di fuga non può essere quella di diventare la batteria d’Europa, perché i campi eolici e quelli solari probabilmente dovranno essere un prezzo da pagare, in conseguenza dell’inquinamento ambientale rilevante che portano, per avere in cambio i veri investimenti manifatturieri, che potranno insediarsi solo se le condizioni complessive saranno tali da far ritenere al management, per esempio di Amazon o di Microsoft, che conviene localizzarsi a Napoli a Palermo invece che a Milano come stanno facendo adesso.
LA VIA DI FUGA PER IL SUD
La via di fuga di pensare che il Mezzogiorno possa essere campi verdi coltivati e turismo di élite è soltanto una pia illusione, da neofiti che non conoscono bene i dati e non riescono a comprendere che il contributo che i due settori possono dare all’occupazione complessiva, pur se importante, è estremamente limitato.
Per questo bisogna continuare a chiedere a gran voce che le condizioni complessive di attrazione, Zes unica o multipla, siano tali che non possa esserci alcuna scelta da parte del management, che voglia insediare grandi stabilimenti in Italia, che il Sud.
Se ciò non avviene, come non sta avvenendo, vuol dire che le migliori condizioni di cui si continua a parlare sono solo una finzione e che in realtà alla prova dei fatti si riescono ad ottenere possibilità simili o migliori anche nel nord del Paese. Nel quale dovrebbe essere introdotta, addirittura, una penalizzazione per evitare di continuare ad affollare territori già saturi, nei quali la cementificazione diventa selvaggia, considerato il numero di popolazione sempre in aumento e un affollamento pericoloso.
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