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RAZIONAMENTO.  Anche se il premier Mario Draghi ha cercato di rassicurare sulle capacità dell’Italia di farcela, la situazione  energetica diventa ogni giorno  più drammatica. L’ultima mossa di Putin di bruciare il gas ai confini con la Finlandia, mentre in Europa scarseggia o comunque svetta  a livelli  insostenibili,  rende sempre più probabile in Italia la necessità di razionalizzare i consumi. Che tradotto vuol dire razionarli. Mentre il mondo produttivo è sempre più con il gas alla gola.

Ieri ad Amsterdam si è registrato un lieve calo,  dopo l’impennata record del giorno precedente, ma il prezzo del gas resta elevatissimo, poco sotto i 300 euro al MWh. Sul fronte carburanti, salgono i prezzi della benzina e del diesel. Secondo le rilevazioni di Quotidiano energia, il prezzo medio nazionale della benzina self tocca 1,770 euro al litro (1,766 il dato precedente), mentre quello del diesel self schizza a 1,802 euro al litro (contro 1,787). Insomma dopo più di sei mesi di guerra in Ucraina le ombre si addensano ancora più minacciose. È risalito anche il greggio statunitense e il Brent del Mare di Nord salito sopra i 100 dollari in aumento dell’1,59 per cento.

A completare il quadro i rialzi di grano tenero e duro nonostante procedano le esportazioni di cereali ucraini. Il mondo produttivo non ce la fa più. Le bollette impazzite  stanno infatti inducendo molti imprenditori dei più svariati settori ad abbassare le saracinesche. Secondo i calcoli della Confesercenti se nel 2020  e 2021  per la bolletta del gas in media un bar spendeva 6.700 euro,  il costo a queste condizioni schizzerà a 14.740 euro e cioè il 120% in più con una incidenza sui ricavi dal 4,9 a 10,7%. Per un albergo, sempre secondo Confesercenti,  si passerà da 45.000  a 108.000  euro  (+140 % con un’incidenza di oltre 25 punti percentuali sui ricavi).  E ancora, il salasso per un esercizio di vicinato  sarà del +80%  e del +12’% per un ristorante. Il caro energia  sta dunque diventano “una variabile incontrollata per tantissime imprese”. E per l’organizzazione “in autunno si rischia il collasso” anche per il calo dei consumi provocati dall’aggravio di spese delle famiglie.

Confesercenti ha paventato infatti il rischio  che possano uscire dal mercato 90mila imprese con una perdita di 250mila posti di lavoro. Ha rincarato la dose la Confcommercio  che ha bollato i costi dell’energia come ” la vera emergenza”, con le imprese del terziario destinate a pagare una bolletta di 33 miliardi, il triplo rispetto allo scorso anno. E il problema non riguarda solo le energivore o gasivore, ma tutte le imprese.

Tra super bollette e inflazione, secondo Confcommercio, a rischio nei primi mesi del 2023 sono 120mila imprese del terziario: “tra i settori più esposti, il commercio al dettaglio, in particolare la media e grande distribuzione alimentare che a luglio ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas, la ristorazione e gli alberghi con aumenti tripli rispetto a luglio 2021 e i  trasporti”. E la Fipe ha deciso di  mostrare ai cittadini la drammatica condizione in cui opera la ristorazione con l’iniziativa “Bollette in vetrina”. Saranno infatti   esposte le bollette monstre tripliate rispetto a un anno fa. A non farcela più è anche  l’agroalimentare. “Non c’è tempo da perdere e non possiamo aspettare le elezioni e il nuovo Governo – è l’allarme lanciato dal presidente della Coldiretti, Ettore Prandini –  ma bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia a famiglie e imprese che mettono a rischio una filiera agroalimentare che dai campi alla tavola vale 575 miliardi, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”.  I tempi lunghi della politica infatti mal si conciliano con quelli della terra. In questi mesi – ha ricordato Coldiretti – si concentrano  le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della Dieta Mediterranea con le  lavorazioni per conserve, succhi e derivati: dagli ortaggi ai legumi, dal vino all’olio, dai salumi e prosciutti Dop ai formaggi, dal latte alla carne fino alla pasta, dalla frutta alle passate di pomodoro usate su tutte le tavole italiane e all’estero. Senza interventi immediati dunque si rischia anche in questo settore strategico un crack poiché gli imprenditori non riescono più a far fronte a bollette fuori controllo e ai costi delle materie prime, dai concimi ai  mangimi fino alla carta, al vetro e alla plastica.

La produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 Mtep all’anno. Anche in questo settore già oggi il 13% delle aziende è vicino alla chiusura. Viene dunque vista come una vitale boccata di ossigeno l’opportunità di accedere  a incentivi per realizzare impianti fotovoltaici sui tetti dei fabbricati rurali per cercare così di alleggerire i costi dell’energia senza distruggere terreni ora più preziosi che mai. Il Pnrr ha infatti stanziato per l’agrisolare1,5 miliardi: una quota di finanziamenti pari a 1,2 miliardi è destinata alla realizzazione di interventi nel settore della produzione agricola primaria, 150 milioni sono assegnati a interventi nel settore della trasformazione di prodotti agricoli, e altri 150 milioni andranno al settore della trasformazione di prodotti agricoli in non agricoli e alle altre imprese.

E’ prevista poi una riserva del 40% per i progetti che saranno realizzati nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Se tali risorse non saranno spese andranno a coprire le iniziative delle altre regioni. Le domande potranno essere presentate dal 27 settembre e fino al 28 ottobre. Sarà possibile ottenere aiuti per  installare  pannelli fotovoltaici su una superficie complessiva pari a 4,3 milioni di metri quadri per 0,43 GigaWatt. Un sostegno per le imprese agricole e zootecniche  – ha commentato Coldiretti che ha fortemente sostenuto la misura –  che possono avvantaggiarsi del contenimento dei costi energetici ma anche per il Paese che può beneficiare di una fonte energetica rinnovabile in una situazione di forti tensioni internazionali che mettono a rischio gli approvvigionamenti, proprio mentre si discute sul tetto al prezzo delle gas proveniente dalla Russia.

Per l’organizzazione agricola dunque bisogna investire per favorire lo sviluppo di alternative energetiche (oltre  al fotovoltaico anche il biometano) in un quadro di programmazione futura, ma  è necessario  in questa fase di emergenza intervenire ” per contenere il caro energia e i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle”.


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