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Ragazzi a scuola

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L’operazione verità si è compiuta e bisogna che tutti ne prendano responsabilmente atto.

La favola di un Mezzogiorno idrovora di spesa pubblica esiste appunto solo nei libri di fantasia, in quelli che raccontano la realtà emerge una verità di segno opposto che tutti conoscono e accuratamente rimuovono. È il Nord che estrae ogni anno dal bilancio pubblico la bellezza di 61 miliardi che i principi fondanti della Costituzione e perfino le regole federali dell’ex ministro leghista Calderoli attribuiscono al Sud. È il ricco che sottrae al povero, con la destrezza di uno scassinatore, usando di volta in volta il grimaldello dei fabbisogni standard o della spesa storica o di entrambi.

LEGGI L’INCHIESTA: LA SPESA STORICA AFFOSSA IL SUD

Questo non assolve, sia chiarissimo, i mille sprechi, le mille clientele, l’inefficienza diffusa, le mille infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto politico, economico e civile della società meridionale, ma è un dato di fatto che il grande flusso della spesa pubblica prenda la strada del Nord e lasci al Sud le sue briciole. Così come è, altresì, un dato di fatto che tutto è abilmente congegnato perché il divario si allarghi sempre di più, rendendo più violente le pressioni indebite in un ambiente impoverito e, quindi, ancora più ricattabile dove la regola giocoforza è quella dell’infanzia tradita.

LEGGI L’INCHIESTA DELL’ALTRAVOCE DELL’ITALIA SUI 61 MILIARDI SOTTRATTI OGNI ANNO AL SUD

Tutto ciò, oltre che profondamente ingiusto, è pericolosamente miope. Mi spiego con un esempio: gli asili nido sono valutati nel fabbisogno e sono calcolati nella spesa solo quando i Comuni già erogano quel servizio. Anzi, ne faccio altri tre o quattro di esempi: mense scolastiche, centri estivi, trasporto scolastico, il pre-post scuola, e chi più ne ha più ne metta; il principio è sempre lo stesso, i costi relativi sono valutati nel fabbisogno e calcolati nella spesa pubblica (non privata, quella che riguarda tutti) sempre e solo quando i Comuni già erogano quel servizio. Fine della trasmissione.

Con questo giochetto semplice semplice i Comuni meridionali non partiranno mai alla pari con quelli del Centro Nord per cui i bambini di Crotone appartengono di fatto a uno Stato diverso da quello dei bambini di Monza.

Per correttezza, sarebbe bene che si chiedessero passaporti diversi. Si è trovato lo stratagemma per fare in modo che buona parte di un terzo del Paese sia escluso dal meccanismo del fondo perequativo nato proprio per dare un contributo ai Comuni che non riescono ad essere autosufficienti con le tasse che incassano. Si è pensato bene di “abolirli” questi Comuni, di escluderli a priori e, cosa ancora più grave, si è eliminato con un tratto di penna ogni aspettativa o diritto di intere generazioni di giovani e anziani.
 
 Anche perché, di   anno in anno, la “truffa” si allarga, la manomorta della banda del buco del Grande Partito del Nord estrae indisturbata copiosamente risorse dal bilancio pubblico di un Paese superindebitato come l’Italia. Si è impossessata del grimaldello della spesa storica e non lo molla nemmeno quando va a letto. Se si volesse non dico applicare la Costituzione, ma almeno la legge 42 del governo Berlusconi del 2009, firmata come detto da Calderoli, andrebbe compiuto l’atto preliminare di abbandonare il principio della spesa storica che condanna il Sud allo status quo. Forse, dopo anni e anni di furto con scasso, si potrebbe almeno prendere atto che le regole federali leghiste dispongono che in materia di sanità, assistenza, istruzione, trasporto, le donne e gli uomini di questo Paese non possono subire discriminazioni, i diritti di cittadinanza devono essere uguali per tutti.
 
 Che cosa ha impedito fino a oggi alla politica di definire i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) anche per i servizi non obbligatori, espressamente previsti da Costituzione e legge Calderoli, che restano determinanti per migliorare la qualità della vita delle famiglie? Mi spiego, ancora una volta, con un esempio: se usciamo dalla gabbia nordista della spesa storica e stabiliamo per legge, come è giusto, un livello minimo di asili nido da garantire obbligatoriamente, a quel punto questa spesa (dovuta) verrebbe inclusa nei fabbisogni standard e, quindi, calcolata ai fini dell’accesso al fondo di perequazione anche per i Comuni più poveri. Questo è quello che va fatto subito, almeno in termini di regole e procedure con tempi sostenibili, dagli asili nido agli investimenti scolastici, dalla sanità all’alta capacità ferroviaria. Per dare al Paese la dignità di un progetto  di sviluppo di medio termine che includa e migliori l’ambiente competitivo non che accentui le diversità e alimenti una frammentazione non gestita che è l’anticamera della colonizzazione franco-tedesca anche del ricco Nord italiano. 
 
Per questo, è molto importante che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbia condiviso con una lettera al nostro giornale l’operazione verità sulla spesa pubblica che abbiamo lanciato con determinazione dal primo giorno di uscita di questo quotidiano. Come è importante l’impegno a tenere conto di questi squilibri, balla il 6% tolto al Sud e regalato al Nord, nell’ambito della discussione sull’autonomia differenziata. La speranza è che in una politica mortificata ogni giorno da beghe ideologico-elettorali e dallo sfilacciamento del suo tessuto civile,  si recuperi lo spirito e l’intelligenza della coerenza meridionalista degasperiana negli anni della ricostruzione. Tutto spinge a pensare che si andrà, purtroppo, nella direzione opposta. Sarebbe bello essere clamorosamente smentiti. Agli italiani  sarebbe anche dovuto. Soprattutto, a quelli più a lungo “derubati”.

 


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