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Questo giornale ha documentato lo scippo che Regioni e Comuni del Nord fanno ormai sistematicamente, con il trucco della spesa storica, a Regioni e Comuni del Sud sottraendo loro risorse dovute dal bilancio nazionale. Abbiamo detto con chiarezza che il settore pubblico allargato, unico indicatore serio perché unisce i flussi centrali a quelli regionali, provinciali, comunali, previdenziali e di aziende interamente a controllo statale, ci consegna una verità inoppugnabile. Al Sud che ha il 34,3% della popolazione arriva il 28,3% della spesa pubblica mentre il Centro-Nord si prende interamente questo 6% sottratto al Sud potendo segnare trasferimenti pubblici pari al 71,7% contro il 65,7% della popolazione.

Insomma: per farla breve, con la legge sul federalismo del 2009 di Calderoli, ex ministro leghista, si è stabilito che andavano fissati i livelli essenziali di prestazione per sanità, scuola, trasporti, ma nel frattempo si sarebbe utilizzato il criterio della spesa storica; e qui casca l’asino, perché i livelli essenziali non sono mai arrivati e in questo modo il ricco è diventato sempre più ricco, il povero sempre più povero, e nei fatti è stato abolito il diritto di cittadinanza per venti milioni di persone. Si sono poste le basi per un’estrazione di risorse pubbliche dal Sud verso il Nord che allarga il divario tra le due aree del Paese e lo condanna a rinunciare a un’idea minimamente ambiziosa di crescita. Bene, questa operazione verità ha ora il suggello della Ragioneria generale dello Stato in un documento predisposto dal suo ispettorato e subito silenziato.

Semplicemente scorrendo i rilievi critici di maggiore interesse si scopre che il gioco delle tre carte è stato la regola nella ripartizione geografica delle risorse pubbliche: assenza totale dei livelli essenziali delle prestazioni; utilizzo opaco dei fabbisogni standard attraverso il riparto di un fondo prestabilito; mancata riforma del catasto; mancato avvio della perequazione infrastrutturale; mancata definizione della grandezza finanziaria delle risorse standard complessive del comparto comunale; assenza di principi perequativi nella distribuzione dei tagli ai trasferimenti.

Ha proprio ragione Giuseppe Tesauro, presidente emerito della Corte Costituzionale, l’Italia ha subito negli ultimi dieci anni un “colpo di Stato”, si è rubato al Sud per regalare al Nord, e ora questo furto sistemico lo si vuole addirittura istituzionalizzare.

Basta! Altro che autonomia differenziata, l’operazione verità è finalmente compiuta. È tempo che il ministro, Erika Stefani, venga a riferire in Parlamento di come sia potuto accadere tutto ciò. Ricordiamo bene la tabellina di Pinocchio con cui si è messa a raccontare a destra e a manca che le Regioni del Nord danno già molto al Sud, è bene che quella tabellina – in sé corretta, ma dolosamente omissiva – la faccia sparire per sempre. Si prepari a una pubblica autocritica.


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