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Per capire bene che cosa è diventata l’Italia il doppio piagnisteo veneto e le pale del Mose che sono costate sei miliardi (mazzette incluse) e non girano nemmeno in un test di prova aiutano di sicuro. “È un disastro. Venezia è stata letteralmente messa in ginocchio. I danni supereranno il miliardo di euro” strepita Zaia, doge della Regione, batte e fa cassa. Ovviamente moneta contante. Passa poco più di un mese e il suo posto lo prendono gli albergatori veneziani in crisi di nervi: “L’evento straordinario del 12 novembre è durato un’ora e mezza, la marea è scesa e, nel giro di poche ore, la situazione è tornata nella norma. I cittadini di Venezia, gli imprenditori e i loro collaboratori hanno fatto un lavoro incredibile e per chi visita la città non c’è alcun disagio né pericolo. Le televisioni hanno mandato le immagini ovunque”. Addirittura gli albergatori veneziani scambiano Zaia, ma potrebbero fare lo stesso per il sindaco Brugnaro, con lo schermo impazzito di un pacifico elettrodomestico come la televisione. Non sanno più con chi prendersela. Strepita Zaia, strepitano a scoppio ritardato i proprietari di alberghi grandi e piccoli. Per il primo è una catastrofe, per i secondi non è successo nulla. Stiano zitti il primo e tutti gli altri, per piacere. Mentre Venezia va sott’acqua, il Paese intero si frantuma, se ne cade a pezzi. Matera, capitale della cultura, diventa una grande pozza, ma i suoi cittadini si armano di pompe, secchi, spalano e sistemano le strade. Fanno tutti quasi finta di niente, non vogliono che si svuotino gli alberghi. Una lezione di civiltà.


Gli inglesi scappano dalle rotaie di casa e dagli investimenti a perdere? Non c’è di che preoccuparsi, arriva Trenitalia. Sir Richard Charles Nicholas Branson, magnate londinese proprietario di compagnie aeree (Virgin) e per il trasporto su ferro, si dà a gambe levate con i suoi treni di ultima generazione addirittura dalla più prestigiosa delle linee ferroviarie britanniche perché è stanco di accumulare perdite? Tranquilli, arriva mister Battisti, arrivano le Ferrovie dello Stato italiane che controllano Trenitalia, ovviamente si affrettano a chiarire che per giudicare se hanno fatto bene o male bisogna avere un po’ di pazienza perché il mercato dà le sue risposte sul lungo termine. Non abbiamo nessun pregiudizio nei confronti degli attuali vertici delle Ferrovie, ancora a totale controllo pubblico, ma bisogna che l’azionista Tesoro si faccia sentire. Il futuro dell’Italia passa attraverso un maxi fondo per la perequazione infrastrutturale e la volontà politica di attuarla. Una fibrillazione dietro l’altra, l’ultima riguarda il ministro dimissionario dei 5 stelle Fioramonti, non fa bene al governo Conte due. Se si vuole allungare la vita convochi i vertici delle Ferrovie e ordini loro di fare i treni veloci e di metterli sul binario che collega Napoli a Bari o Napoli a Reggio Calabria/Palermo invece di andare a buttare soldi in giro per il mondo. Non sono d’accordo? Allora via, seduta stante. Bisogna riunificare il Paese e fare le infrastrutture di sviluppo dove tutto è stato colpevolmente abbandonato. Le avventure londinesi sono abolite.


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