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Il Ministro Giuseppe Provenzano con Nicola Zingaretti

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Il futuro non conta più niente perché nessuno ci crede più. Conta solo il presente e le scelte che si possono fare oggi. Il presente ci impone di fare i conti con l’operazione verità che ha certificato dove ci hanno condotto venti anni di spesa pubblica sottratta alla spesa sociale e alle infrastrutture di sviluppo nel Mezzogiorno per fare un po’ di sviluppo e molto assistenzialismo nelle aree metropolitane del Nord e abbandonare al suo destino anche il Sud del Nord. Siamo gli ultimi in Europa e rischiamo di sparire dal novero dei grandi Paesi industrializzati. Gli unici due territori europei che non avevano raggiunto i livelli pre-crisi del 2007 prima del Covid sono il Nord e il Sud dell’Italia. A dimostrazione che avere tagliato drasticamente i diritti di cittadinanza delle popolazioni meridionali e avere addirittura azzerato gli investimenti pubblici ha prodotto il capolavoro di privare i prodotti del Nord di un mercato interno di consumi di venti milioni di persone e di condannare il Paese a scendere sotto la soglia minima dimensionale per potere continuare a crescere.

L’operazione verità condotta da questo giornale e certificata dalle principali istituzioni economiche, statistiche e contabili della Repubblica italiana hanno documentato che ballano 60 miliardi l’anno indebitamente sottratti al Sud e regalati al Nord attraverso il trucco della spesa storica e il centro decisionale nascosto delle istituzioni, la Conferenza Stato-Regioni, dove si sono saldati gli interessi della Sinistra Padronale tosco-emiliana e della Destra leghista lombardo-veneta. Tutto ciò non è più tollerabile.

Soprattutto perché invece di fare autocritica e di studiare i numeri gli stessi pifferai tornano a soffiare il venticello del Nord produttivo da fare ripartire subito per fare ripartire l’Italia e quello del cosiddetto Sud assistenziale da lasciare ancora al palo per non accrescere il peso della zavorra che metterebbe sulle spalle del Nord. Siamo alla malafede e al masochismo raddoppiati contro la verità e contro tutti. Non c’è una sola istituzione europea che non abbia capito come sono andate le cose in Italia e, d’altro canto, si può vedere a occhio nudo se abbiamo un treno veloce Milano-Torino ogni venti minuti e nemmeno uno all’anno da Napoli a Bari o da Salerno a Reggio Calabria. Per non parlare della spesa pro capite in sanità, scuola, digitale, mobilità. Il cancro dell’Italia è questa allocazione dolosamente distorta della spesa pubblica.

Ha ragione da vendere il ministro Provenzano a chiedere al suo partito di fare i conti con la realtà e di scegliere oggi non domani la strada che ponga al centro del piano europeo un progetto integrato di riunificazione infrastrutturale delle due Italie e la fiscalità di vantaggio.

Le prediche senza fondamento e senza vergogna di troppi intellettuali sono intollerabili. Ci avviciniamo alle elezioni regionali senza che nessuno parli della bomba sociale di Taranto da Ilva e dintorni e della bomba sociale della Campania da crollo del turismo e della manifattura. Solo un Paese pervicacemente e irresponsabilmente egoista può continuare a estrarre dal bilancio pubblico di tutti gli italiani per continuare a pagare il privilegio assistenziale delle popolazioni del Nord. I Vanoni, i Marcora, i Bassetti a leggere la prosa di questi intellettuali proverebbero orrore. Oggi non domani le classi dirigenti politiche, economiche e intellettuali settentrionali dovrebbero chiedere loro di mettere al primo punto del Recovery Plan il progetto integrato alta velocità ferroviaria, porti e retroporti del Mezzogiorno. Solo così il Nord potrà rialzare la testa e l’Italia tornare a contare nel Mediterraneo. Le classi dirigenti europee lo hanno capito, quelle “austro-olandesi” italiane no. Per il Partito democratico è arrivato il momento della verità.


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