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Il premier Giuseppe Conte

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Quando è nato Next Generation Eu l’Italia era il Paese di gran lunga più colpito dalla pandemia, oggi la distribuzione del virus in Europa è diversa da allora. Si deve fare presto anche per arrivare prima che a qualcuno passi per la testa di ridiscutere la distribuzione delle quote di finanziamento. Che sono per la prima volta frutto di debito comune europeo. 

Siamo al nuovo ’29 mondiale e abbiamo confuso il rimbalzino del microcosmo della manifattura italiana collegata al risveglio della manifattura tedesca come il segnale di una nuova stagione. Non ci stancheremo mai di ripetere che l’ottimismo di maniera del nostro ministro dell’Economia in un Paese che si sta richiudendo in casa e con una montagna di decreti attuativi mai adottati per cui gli stessi operatori privati che oggi subiscono la seconda, fatale botta non hanno ancora ricevuto neppure le compensazioni della prima, mina alle radici la fiducia di una comunità di persone e di imprese come non mai ferite nelle teste e toccate nei portafogli.

Ma come può pensare chi ha la regia della politica economica che a riprendersi da sola sia l’Italia, il grande malato d’Europa, quando non si riprendono i Paesi vicini che hanno economie ben più forti? Ma come si può dire e scrivere quello che si è arbitrariamente detto quando finanche gli Stati Uniti battono in testa come non mai? Siamo alla Grande Depressione mondiale da epidemia sanitaria resiliente, che supera di gran lunga gli effetti nefasti delle Grandi Crisi finanziaria e dei debiti sovrani, e ringraziamo il cielo che la Cina è l’unico posto al mondo dove cresce il commercio internazionale perché vuol dire che abbiamo almeno l’area asiatica dove gli scambi continuano ad alimentare l’economia mondiale.

Basta comunicazioni convenienti e giochetti di parole! Perché stiamo entrando nella fase più difficile con i soliti ras regionali che spadroneggiano in Italia, saccheggiano il bilancio pubblico per pagare i loro vizi e sono graniticamente privi di ogni minimo principio di solidarietà, e con una proposta italiana di Recovery Plan che fa acqua da tutte le parti perché è frutto della nostra frammentazione decisionale. Leggi il piano francese e trovi scritto alla prima voce, senza vergogna o reticenza di sorta: 36 miliardi alla coesione sociale e territoriale, cento milioni su questo progetto, due miliardi su quest’altro, tutto chiaro e definito. Prendi l’Italia: ti danno 200 e passa miliardi ma sei capace di farti arrivare proposte per 600 miliardi, e tutti quelli che hanno fatto le singole richieste le hanno concepite per diventare popolari nei loro territori, non per fare ripartire l’Italia, capite la differenza di approccio?

Parliamoci chiaro. Noi riteniamo di avere il migliore ministro europeo per gli Affari comunitari, Vincenzo Amendola, ma non può scegliere lui, non ha lui l’autorità per dire no agli altri ministri. Chi deve scegliere è il primo ministro. Che è stato così bravo a mediare e a portare a casa il bottino europeo, ma ora deve cambiare abito mentale e comportamenti.

Tocca a lui, non a altri, dire chiaro e tondo che le opere immateriali e materiali che si faranno sono quelle nel Mezzogiorno e che sono questa, quest’altra, e quest’altra ancora, che i risarcimenti dovuti arriveranno perché la beffa del deficit senza ristoro è il massimo del danno possibile, e che i Capetti della Conferenza Stato-Regioni devono smetterla di pensare solo ai loro bilanci e rientrare immediatamente nei ranghi.

Mica puoi lasciare il potere di costruire la rete della banda larga ultra-veloce ai signorotti regionali e a qualche operatore privato sommerso di debiti e di interessi confliggenti franco-americani! La rete nazionale è nazionale punto, queste pratiche tra figli e figliastri devono finire. Il premier Conte si è affermato come mediatore di successo e, in politica, la fase della mediazione esiste e ha un suo valore, ma non può durare all’infinito. Dopo la fase della mediazione deve venire quella della decisione. Anche perché l’Europa ha già i suoi mal di pancia che solo la profondità della crisi può consentire di superare. Noi dobbiamo arrivare prima degli altri, non dopo. Quando è nato Next Generation Eu l’Italia era il Paese di gran lunga più colpito, oggi la distribuzione del virus in Europa è diversa da allora. Si deve fare presto anche per arrivare prima che a qualcuno passi per la testa di ridiscutere la distribuzione delle quote di finanziamento. Che sono per la prima volta frutto di debito comune europeo.


Di Jole Santelli ho una conoscenza antica che risale a quando muoveva i primi passi come giovane parlamentare di Forza Italia. Voglio dire che la forza vitale di quegli anni si era evoluta nella solida quercia della prima donna calabrese eletta presidente di Regione dal suo popolo. Giovanni Minoli, Stefania Prestigiacomo e Claudio Martelli ce la restituiscono nelle sue sfaccettature più autentiche. A me piace ricordarla come l’unico capo di governo delle Regioni del Sud che si è posto il problema cruciale di evitare che i morti di economia superassero quelli da Coronavirus volendo riaprire prima degli altri in sicurezza e utilizzando le risorse di un magro bilancio regionale per dare subito il sostegno possibile. Nel tempo limitatissimo che il destino le ha concesso in questa esperienza di governo ha dimostrato il pragmatismo e la visione che solo una donna del Sud appassionata può esprimere. Un’eredità difficile da raccogliere.


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